Lo statuto dei saponari è documentato fin dal 1564. Lo statuto del 1626 prevedeva diverse forme di assistenza per i più disagiati.[3]
Durante la rivoluzione del 1799, il loro mestiere era uno dei 32 sotto la giurisdizione dell'Eletto del popolo.[4]
Il poeta Edoardo Nicolardi dedicherà una sua poesia alla figura del saponaro.[5]
In alcune aree italiane, come in quella attorno a Napoli, il sapunaro è stato un mestiere diffuso sino alla prima metà del XX secolo.[6]
I saponari passavano di casa in casa raccogliendo oggetti vecchi di cui la gente voleva disfarsi o vecchia mobilia, anche se in cattive condizioni. In cambio il saponaro non rendeva denaro, ma pezzi di sapone, da cui deriva il nome.[7][8]
Note
^saponaro, su garzantilinguistica.it. URL consultato il 19 giugno 2021.