Il Santuario di Lot è un antico monumento bizantino dedicato a Lot, nipote di Abramo, che trovò rifugio sulle montagne con le sue figlie dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra (Gen 19,30).
Storia
Quando i pellegrini cristiani si recarono sempre più spesso in Terra Santa nel III e IV secolo d.C., era importante per loro trovare luoghi adatti dove ricordare gli eventi biblici.[1] Una grotta nelle montagne giordane sopra il Mar Morto è da allora venerata come "Grotta di Lot" e su di essa fu costruita una chiesa nel V-VI secolo. Sulla mappa di Madaba creata intorno all'anno 560, il "Luogo di San Lot" è contrassegnato da un'immagine della chiesa.
Ricerca e conservazione
Nel 1986, durante un'indagine di superficie, l'archeologo Burton MacDonald scoprì i resti di un monastero e lo chiamò inizialmente Deir 'Ain 'Abata (Monastero della Sorgente di Abata), dal nome della vicina sorgente. Ulteriori indagini preliminari hanno portato a pensare che potesse trattarsi del santuario di Lot a lungo cercato e conosciuto nella mappa di Madaba. Dal 1988 al 1996, Konstantinos D. Politis ha diretto gli scavi con i finanziamenti del British Museum. Il ritrovamento di iscrizioni nella basilica ha confermato che in questo sito era venerato Lot. Dal 1993, il Ministero giordano del Turismo e delle Antichità ha promosso il restauro e la salvaguardia del sito e il suo sviluppo turistico.[2]
Descrizione
La piccola basilica a tre navate sorge su una stretta area scavata nella collina. Si sono conservate tre absidi e attraverso quella settentrionale si accede alla grotta. Il portale è decorato con rosette e croci; dietro di esso si apre uno stretto passaggio che conduce alla grotta. La navata centrale è separata da quelle laterali da quattro colonne per lato. Il presbiterio è rialzato con due gradini sui quali si trovano ancora le fondamenta del battistero. Tre gradini per le sedute sono murati nella curva dell'abside principale. Il nartece è franato lungo il pendio ma sono riconoscibili le sue dimensioni .
Nella chiesa sono stati ritrovati diversi mosaici che riportano le date del restauro della chiesa nel 572 - 573, firmato da Kosmas, del 606 e del 691. L'ultimo risale all'epoca omayyade, un'epoca in cui cristiani e musulmani vivevano in pace nella regione. Anche dopo l'abbandono del monastero, il culto di Lot è proseguito in questo sito fino all'epoca abbaside come testimoniano i reperti rinvenuti nella grotta.
La grotta è stata esplorata anche negli strati più profondi e sono state rinvenute ceramiche nabatee e della media e prima età del bronzo. I reperti indicano un antico luogo di culto la cui tradizione è stata ripresa dai cristiani.
A sud della basilica si trova una grande cisterna. Adiacente al lato nord si trova il refettorio con un grande forno, le stanze per i pellegrini e le celle dei monaci.
Note
^ Dieter Vieweger, Archäologie der Biblischen Welt, Monaco, Gütersloher Verlagshaus., ISBN 978-35-790-8131-1
^Konstantinos D. Politis, The Conservation and Heritage Management of the Sanctuary of Lot at Dayr ‘Ayn ‘Abata. In: Studies in the History and Archaeology of Jordan. vol. 10, 2009, pagg 259–268
Bibliografia
(EN) Konstantinos D. Politis: The Sanctuary of Agios Lot, the City of Zoara and the Zared River. in: Michele Piccirillo, Eugenio Alliata Edizioni: The Madaba Map Centenary 1897–1997: Travelling Through the Byzantine Umayyad Period. Proceedings of the International Conference Held in Amman, 7.–9. April 1997. Franciscan Printing Press, Gerusalemme, 1999, pp. 225–227
(EN) Konstantinos D. Politis, The Monastery of Aghios Lot at Deir ‘Ain ‘Abata in Jordan. In: Falko Daim, Jörg Drauschke: Byzanz – Das Römerreich im Mittelalter. Verlag des Römisch-Germanischen Zentralmuseums, Magonza, 2010, pp. 155–180
(EN) Konstantinos D. Politis, Sanctuary of Lot at Deir ‘Ain ‘Abata, Amman, American Center of Oriental Research., 2012, ISBN 978-9957-557-04-1
(DE) Frank Rainer Scheck, Jordanien. Völker und Kulturen zwischen Jordan und Rotem Meer, Ostfildern, Auflage. DuMont Reiseverlag., 2010, ISBN 3-7701-3979-8