Rummel ha trascorso la propria carriera raccogliendo dati su guerre e violenze collettive, in una prospettiva orientata verso la loro risoluzione o eliminazione. Rummel coniò il termine democidio per descrivere un omicidio commesso dal governo. Le sue ricerche sostengono che il numero di persone morte per democidio nel XX secolo è sei volte superiore a quello delle vittime di tutte le guerre di tale secolo.[2] Egli conclude che la democrazia è la forma di governo che è meno probabile uccida i propri cittadini e che le democrazie non fanno mai (o praticamente mai) la guerra tra di loro.[3]
Rummel è autore di 24 libri e ha pubblicato i suoi principali risultati in Understanding Conflict and War (1975-81). Ha quindi speso i quindici anni seguenti a raffinare la teoria sottostante e a testarla empiricamente su nuovi dati, contro i risultati empirici di altri e su casi di studio. Power Kills[4] (1997) riassume le ricerche di Rummel. Altri lavori includono: Lethal Politics: Soviet Genocides and Mass Murders 1917-1987[5] (1990); China's Bloody Century: Genocide and Mass Murder Since 1900[6] (1991); Democide: Nazi Genocide and Mass Murder[7] (1992); Death by Government[8] (1994) e Statistics of Democide[9] (1997). Nel 2005 Death by Government fu tradotto in lingua italiana con titolo: Stati assassini. La violenza omicida dei governi.[10]
Democidio
Democidio è un termine coniato da Rummel[11] per indicare "l'assassinio di qualunque persona o genti da parte di un governo, tra cui il genocidio, l'omicidio politico e di massa".[12] Rummel creò questo termine per includere tutte le forme di omicidio che vengono compiute dal governo o da organi governativi che non vengono coperti dalla definizione giuridica di genocidio.[13] Secondo il docente statunitense, il termine genocidio ha tre significati distinti.[14] Quello normalmente utilizzato, cioè quando un governo ordina l'assassinio di popoli per via della loro nazione, religione o razza; il significato giuridico si riferisce alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio adottata il 9 dicembre 1948.
Tutto ciò include anche atti non volti all'omicidio ma che hanno come obiettivo finale l'eliminazione di un gruppo, come la prevenzione delle nascite o il trasferimento forzato di bambini del gruppo in un altro gruppo. Il significato di genocidio in ambito giuridico è simile a quello ordinario[15], ma comprende anche gli omicidi governativi di oppositori politici o differenti omicidi intenzionali. È per evitare la confusione che si crea fra i due significati che Rummel coniò il termine democidio per indicare il terzo significato. Rummel definisce il democidio come "l'assassinio di una qualsiasi persona o gruppo di persone da parte di un governo, tra cui il genocidio, l'omicidio politico e l'omicidio di massa".[16][17]
Facendo degli esempi concreti, le uccisioni promosse o provocate dal governo per motivi di finalità politica sarebbero da considerare democidio, ma Rummel esclude esplicitamente i morti in battaglia nella sua definizione. La pena di morte, le azioni intraprese contro civili armati durante una mobilitazione o una sommossa e la morte di non combattenti uccisi durante gli attacchi contro obiettivi militari – fintanto che l'obiettivo primario è militare – non vengono considerati come casi di democidio. La carestia è classificata da Rummel come democidio solo se corrisponde alla definizione sopra indicata.
Alcuni esempi di democidio citati da Rummel sono le Grandi purghe volute da Iosif Stalin in Unione Sovietica e la politica repressiva del regime marxista-leninista contro i nemici dello stato che secondo i suoi studi provocò dal 1917-1987 più di 61911000 morti; le vittime (3000-4000) causate dalla polizia coloniale nello Stato Libero del Congo e il Grande balzo in avanti di Mao Zedong che provocò una carestia che sommata alle politiche repressive dello stato maoista arriva ad un totale di 77000000 morti nel periodo 1943-1976.[18] Secondo Rummel, questi non sono stati casi di genocidio, perché coloro che sono stati uccisi non sono stati selezionati sulla base della loro razza o altro, ma sono stati uccisi in gran numero come risultato di politiche governative.[19]