Romolo Fowst (Roma, 1893 – Valjunquera, 26 marzo 1938) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra di Spagna.
Biografia
Nacque a Roma nel 1893, figlio[N 1] di Giovanni e Anna Giordano.[2]
Dopo aver conseguito la licenza superiore presso l'Istituto tecnico di Reggio Calabria, nel 1912 si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato all'arma di cavalleria in forza al Reggimento "Cavalleggeri di Roma" (20º) con il quale prese parte alla prima guerra mondiale.[2] Nel settembre 1916 rimase ferito a Monfalcone, e fu decorato con una medaglia d'argento al valor militare.[2] Rientrato in servizio al reggimento, fu ammesso a frequentare il corso per allievi ufficiali mitraglieri nel luglio 1917 e due mesi dopo ottenne la nomina ad ufficiale, trasferito in zona di operazioni al Reggimento "Cavalleggeri di Monferrato" (13º).[2] Nel giugno 1918 fu promosso tenente.[2] Posto in congedo, ritornò alla vita civile dove svolse attività industriale a Forlì.[2] Richiamato in servizio attivo a domanda con il grado di capitano fu assegnato al Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10°) nel dicembre 1935, e posto poi in congedo l'anno successivo.[2] Messo a disposizione Passato del Comando generale della Milizia Volontaria Sicurezza nazionale, con il grado di centurione, fu inviato a combattere nella guerra di Spagna.[2] Nell’agosto del 1937 fu posto al comando della 2ª Compagnia del 1º reggimento "Frecce Nere".[2] Cadde in combattimento a Valjunquera il 26 marzo 1938, e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]
Onorificenze
«
Combattente della grande guerra, ferito e decorato al valore, accorreva volontario in terra di Spagna per il trionfo degli ideali fascisti. In ogni contingenza ardito e capace, fu esempio ai propri dipendenti per attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo. Comandante di una compagnia fucilieri, per sventare un contrattacco nemico delineatosi in forze, non esitava a portarsi alla testa del plotone di rincalzo e con esso si slanciava arditamente contro il nemico riuscendo a metterlo in fuga. Nell’atto ardimentoso, colpito da raffiche di mitragliatrici, incontrava morte eroica concludendo così come l’aveva vissuta tutta una vita dedita alla Patria e ai Fascismo. Settore di Valjunquera, 26 marzo 1938 .
[3]»
— Regio Decreto 16 marzo 1939.
[4]
«Ferito alla mano sinistra si fa sommariamente medicare per riprendere subito dopo il comando del reparto in combattimento. Rifiuta il ricovero in ospedale per partecipare alle successive azione nelle quali si distingue per slancio, coraggio e sprezzo del pericolo. Ferito nuovamente alla stessa mano ed al ginocchio rifiuta ancora il ricovero in luogo di cura; dolorante e sempre alla testa dei suoi uomini nell'occupazione di difficili e ben difese posizioni nemiche. Magnifico esempio di elevato spirito combattivo, senso del dovere, sprezzo del pericolo. Gandesa-Tortosa, quota 138, 8 aprile 1938.»
Note
Annotazioni
- ^ La sua famiglia era originaria della Calabria ed aveva nobili tradizioni patriottiche. Il nonno paterno subì delle persecuzioni dal Governo borbonico ed il nonno materno, ufficiale nelle camicie rosse di Garibaldi, fu ferito in Aspromonte nel 1882.
Fonti
Bibliografia
- Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 287.
Voci correlate
Collegamenti esterni