Rizzo (famiglia)

Rizzo
meliora latent[1]
Interzato in fascia, al 1º d'oro all'aquila di nero, nascente dalla partizione, con il volo abbassato, coronata del campo; al 2º d'oro al riccio di nero; al 3º d'oro a due fasce ondate d'azzurro.
Stato Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
Italia (bandiera) Italia
Titoli Viceré
Marchesi
Conti
Conti palatini
Baroni
Signori
Patrizi
Nobili[2][3]
FondatoreNicola da Amalfi
Data di fondazioneXIII secolo
EtniaItaliana
Rami cadetti
  • Riccio di Salerno, ramo confluito per eredità nei Nigro-Senescente, attuale Capo Acc. Cav. Don Simone Franco Benito, XII Marchese Riccio[4]
  • Rizzo di Sicilia, estinti all'inizio del XX secolo[5]
  • Riccio di Sardegna, estinti alla metà del XX secolo[6]
  • Ricci di Vasto estinti nel XX secolo[7]

La famiglia Rizzo è una famiglia nobile italiana, la cui ascendenza è attestata dalla fine del XIII secolo[8] sino ai giorni nostri[1].

Storia

Il nome della famiglia ha subito variazioni ortografiche a seconda dell'epoca e dei rami: nell'antichità erano denominati anche Riccio, Ricci oppure Ritii[9]. L'unica linea superstite, quella cilentana, ha modificato il cognome in Rizzo dei Ritii con R.D. del 14 giugno 1941[6].

I Rizzo discenderebbero, secondo la tradizione, dai patrizi romani Ritius, i quali, a seguito delle invasioni barbariche, presero nuova dimora sulla costiera amalfitana, da dove originarono il ramo napoletano (poi cilentano), da esso quello molisano ed abruzzese, e la linea siciliana. Lo storico Carlo Padiglione attribuì l'arme della discendenza di Trinacria come stemma alternativo del casato partenopeo[10]. Riguardo all'origine dei Rizzo, vi sono inoltre altre ipotesi: secondo gli storici Carlo De Lellis e Cristoforo Landino essi discenderebbero dai Ricci di Firenze[11], mentre per Francesco Alvino proverrebbero da Amalfi o Napoli, e si sarebbero poi trapiantati a Castellammare di Stabia[12].

La prima attestazione storica dei Rizzo campani l'abbiamo con Giovanni, il quale fu tra i baroni del Principato Citra che prestarono denaro al re Carlo I d'Angiò nell'anno 1276[13], mentre i Rizzo furono presenti in Sicilia dal XIV secolo fino all'inizio del XX secolo, quando si estinsero nella famiglia Riolo[5]. Anche i Rizzo di Piacenza deriverebbero dal principale lignaggio della casata.

La famiglia fu molto attiva sotto i sovrani angioini ed aragonesi, rivestendo cariche importanti nella magistratura e nell'esercito, con conseguente elargizione di feudi e privilegi, e venendo ascritta ai Seggi di Forcella (1444) e Nido (1501) dei Sedili di Napoli, ma agli inizi del XVIII secolo perse gli onori del patriziato, in quanto abbandonò Napoli per trasferirsi definitivamente nel Cilento.

Palazzo Riccio di San Gioacchino, Trapani

Un ramo della famiglia passò in Sicilia nel 1321 con Sergio Riccio, il quale vi giunse come visitatore delle fortezze di quel Regno. Stabilitasi quindi in Sicilia, la famiglia si propagò a Catania, Messina (da rimarcare la baronia di Merì[14][15]), Palermo e Trapani. In quest'ultima città si distinse per le primarie cariche che vi occupò. Possedette le baronie delle isole di Arcudaci, Favignana, Levanzo, Marettimo, San Gioacchino e Sant'Anna[16].

Un altro ramo, quelli dei Marchesi sul cognome, passò a Felitto, Salerno con Don Luigi, di Don Michele e della Baronessa Donna Beatrice Caracciolo-Pisquizi di Castelfranco, cognata del Principe Don Paolo II Di Sangro, il quale dovendo conseguire una grossa somma di denaro dalla principessa Enrichetta Sanseverino Carafa di San Lorenzo, duchessa di Laurino e signora di Felitto, gli assegnò il paese affinché con le rendite del suddetto soddisfacesse il debito[17]. Luigi avendo messo lì su famiglia con Donna Marianna De Insola diramò nel suddetto comune il suo ramo, trasferitosi successivamente in Castel San Lorenzo. Leonardo figlio di Francesco e della Baronessa Donna Rosa Ciardulli di Laurino, nacque a Felitto nel 1640 fu Regio Notaio presso il collegio di Napoli. Si sposò con la Baronessa Donna Vittoria Pepoli di San Giovanni dalla quale ebbe Don Francesco avvocato in Napoli ed il Dottore Don Rosario, Protonotario Apostolico, Canonico della Collegiata di Laurino, Vicario Generale del Vescovo di Ariano e della diocesi di Capaccio, autore delle “Costituzioni Sinodali” (1714)[18] della “Prattica del Foro Ecclesiastico” e della “Pratica Ecclesiastica Degiudizj Ceiminali, e Dapplellazione”[19] Risposatosi ebbe dalla nobile Donna Caterina Roselli Padre Gaetano, gesuita. Ritiratosi in Napoli fu celebre avvocato di quei Supremi Senati e diede alla luce la “Prattica Civile del Foro” quella del “Sindacato degli offiziali di giustizia”. Fece anche le “Aggiunte alle prattiche civili e criminali” di Carlantonio di Rosa e di Sarno e del Direttorio delle Università e del Sindacato di Cervellino con altre opere inedite, tra le quali la “Prattica criminale” ed un “Trattato de Foro”[20].

Parentele

La famiglia Rizzo contrasse matrimoni con le principali famiglie nobili dell'Italia meridionale, quali d'Alessandro[21], Billotta[22], Brancaccio[7], Caldora[23], Capece Aprano[21], Caracciolo[24][25], Carafa[23], Carbone[23], Carmignano[22], Correale[26], Domini Martini[21], Fontanarosa[25], Franchi[24], Galeota[25], Galluccio, de Liguoro[21], Longo[22], Macedonio[26], Niglio[27], Pandone[25], Saraceno[25], Seripando[25], del Tufo[24], Zurlo e, negli ultimi tempi, con la famiglia di armatori statunitensi Shewan[28][29].

Stemma e motto

Da studi sulle sepolture nel Duomo di Amalfi sembra che lo stemma antico fosse troncato al 1º d'argento al riccio di nero al naturale e al 2º a tre fasce controinnestate di nero, quindi del tutto simile a quello originario dei Rizzo di Sicilia[1][27][30][31]. Il 24 dicembre 1454 l'imperatore Federico III d'Asburgo ricompensò i Rizzo per i loro meriti definendone la composizione dello stemma: interzato in fascia, al 1º d'oro all'aquila di nero, nascente dalla partizione, con il volo abbassato, coronata del campo; al 2º d'oro al riccio di nero; al 3º d'oro a due fasce ondate d'azzurro, avente per cimiero un'aquila nera coronata d'oro e svolazzi di oro, nero ed azzurro.

Il motto della famiglia, tratto dall'opera Le metamorfosi di Ovidio, è costituito dall'espressione latina meliora latent[1], che tradotta significa le cose migliori sono nascoste, e vuol essere un omaggio all'arte dello scoprire le verità che si celano dietro le apparenze.

Feudi

Tra i numerosi feudi e conseguenti titoli nobiliari di cui godette in passato la famiglia, ricordiamo:

Opere

Mentre il principale palazzo di famiglia presso l'antico Seggio di Nido in Napoli non è più presente, permangono varie tombe di esponenti della casata e monumenti funebri di celebri artisti in diverse chiese del capoluogo campano. Segnaliamo – tra le altre – le basiliche di San Domenico Maggiore, Sant'Anna dei Lombardi, Santa Chiara, Santa Maria della Stella e Santa Maria la Nova, in cui vi sono le tombe di illustri membri della famiglia. Ricordiamo infine la cappella dei Rizzo sita nella Basilica di San Nicola di Bari e il Palazzo Riccio a Torchiara.

Membri principali

Michele Riccio fu il più celebre della famiglia

Note

  1. ^ a b c d AA.VV., vol. 28, voce Rizzo dei Ritii.
  2. ^ Rizzo dei Ritii è il titolo dei discendenti dell'unica linea fiorente (anzianità dall'anno 1501).
  3. ^ Andrea Borella, 22ª ed., ad vocem.
  4. ^ Lucido Di Stefano, pp. 305-306.
  5. ^ a b Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 9, Milano, 1928-1936, voce Riccio o Rizzo.
  6. ^ a b AA.VV., vol. 11, voce Rizzo dei Ritii.
  7. ^ a b c Livio Serrapassim.
  8. ^ Michele Riccio, p. 8.
  9. ^ AA.VV., vol. 10, voce Rizzo.
  10. ^ Carlo Padiglione, Trenta centurie di armi gentilizie, Napoli, 1914, ad vocem.
  11. ^ Michele Ricciopassim.
  12. ^ a b Francesco Alvino, p. 128.
  13. ^ Registro della Zecca di Napoli del 1276-1277, p. 46.
  14. ^ Antonino Coppolino, Merì nella storia, Olivarella, Tipolitografia Sacro Cuore, 2003, passim.
  15. ^ Storia di Merì e dei baroni Rizzo, su siusa.archivi.beniculturali.it.
  16. ^ Benigno di Santa Caterina, Del Nobiliario di Trapani, in Trapani Profana e Sacra, Trapani, 1810, pp. 447-450.
  17. ^ Lucido Di Stefano, pp. 354-355.
  18. ^ Corso di Laurea Magistrale in storia dal Medioevo all’età Contemporanea., su dspace.unive.it.
  19. ^ PRATICA ECCLESIASTICA DEGIUDIZJ CRIMINALI, E DAPPLELLAZIONE DEL DOTTOR D. ROSARIO RICCIO PEPOLI., su libreriahistoria.com.
  20. ^ Lucido Di Stefano, pp. 306.
  21. ^ a b c d Carlo De Lellis, p. 12.
  22. ^ a b c Carlo De Lellis, p. 26.
  23. ^ a b c Carlo De Lellis, p. 24.
  24. ^ a b c Carlo De Lellis, p. 13.
  25. ^ a b c d e f Carlo De Lellis, p. 25.
  26. ^ a b Carlo De Lellis, pp. 11-13.
  27. ^ a b AA.VV., vol. [volume mancante], voce Rizzo dei Ritii.
  28. ^ (EN) Alison McQueen, Empress Eugénie and the Arts. Politics and Visual Culture in the Nineteenth Century, Ashgate, 2011, p. 15 e 288.
  29. ^ (EN) The Metropolitan Museum of Art, Europe in the Age of Enlightenment and Revolution, The Met/Bradford D. Kelleher Editore, 1987, p. 159.
  30. ^ Andrea Borella, 30ª ed., ad vocem.
  31. ^ AA.VV., 1960passim.
  32. ^ Archivio di Simancas, vol. 512, p. 262.
  33. ^ Archivio di Stato di Napoli, Registro Quinternione n. 271, p. 135.
  34. ^ Michel Popoff, p. 87.
  35. ^ a b c d e f g Carlo De Lellis, [senza pagina].
  36. ^ Michel Popoff, p. 101.
  37. ^ Storia di Postiglione, su comunepostiglione.sa.it (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2012).
  38. ^ Michel Popoff, p. 88.
  39. ^ Elenco delle famiglie nobili del Molise, su casadalena.it.
  40. ^ Regia Camera della Sommaria, Registro dell'anno 1574/1575, Archivio di Stato di Napoli, p. 378.
  41. ^ Storia di Roccamandolfi, su comune.roccamandolfi.is.it. URL consultato il 17 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2010).
  42. ^ Francesco Alvino, pp. 130-133.

Bibliografia

  • AA.VV., Elenco storico della nobiltà italiana: compilato in conformità dei decreti e delle lettere patenti originali e sugli atti ufficiali di Archivio della Consulta Araldica dello Stato Italiano, Roma, Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta, 1960.
  • AA.VV., Libro d'oro della nobiltà italiana, 9ª (vol. 10, 1937-1939), 10ª (vol. 11, 1940-1949) e 23ª ed. (vol. 28, 2005-2009), Roma, Collegio Araldico.
  • Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, 1691, ISBN non esistente.
  • Francesco Alvino, Viaggio da Napoli a Castellammare con 42 vedute incise all'acquaforte, Napoli, Stamperia dell'Iride, 1845.
  • Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze, 1615, ISBN non esistente.
  • Andrea Borella, Annuario della nobiltà italiana, 22ª e 30ª ed., Teglio, SAGI, 2006 e 2014.
  • Carlo Borrello, Difesa della nobiltà napoletana, traduzione di Ferdinando Ughelli, Roma, 1655, ISBN non esistente.
  • Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. 1-2-3, Pisa, 1886-1890, ISBN non esistente.
  • Carlo De Lellis, Appunti sulle famiglie patrizie di Seggio di Nido, Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III.
  • Francesco De Pietri, Dell'historia napoletana, vol. 2, Napoli, 1634, ISBN non esistente.
  • Lucido Di Stefano, Della Valle di Fasanella nella Lucania, vol. 1, Aquara, Centro di cultura e studi Alburnus, 1781, ISBN non esistente.
  • (LA) Francesco Elio Marchese, Liber de neapolitanis familiis, Napoli, 1496, ISBN non esistente.
  • Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1601, ISBN non esistente.
  • (FR) Michel Popoff, Royaume de Naples, Parigi, Le Léopard d'Or, 2010.
  • Michele Riccio, De regibvs Hispaniæ, Hiervsalem, Galliæ, vtriusque Siciliæ, & Vngariæ, historia, Napoli, 1645, ISBN non esistente.
  • Livio Serra, Manoscritti araldici, Archivio di Stato di Napoli.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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