La riunificazione cinese, nota nella storiografia cinese come Sostituzione della bandiera del nord-est (東北易幟T, 东北易帜S, Dōngběi YìzhìP), fu presentata da Zhang Xueliang, il 29 dicembre 1928, come sostituzione di quella del governo Beiyang in Manciuria con quella del governo nazionale, unendo così, nominalmente, la Cina in un solo Stato.
Subito dopo la morte di Zhang Zuolin, Zhang Xueliang tornò a Shenyang per succedere a suo padre. Il 1º luglio annunciò un armistizio con l'Esercito Rivoluzionario Nazionale e dichiarò che non avrebbe interferito con la riunificazione.[1] I giapponesi erano insoddisfatti della mossa e chiesero a Zhang di portare a termine l'indipendenza della Manciuria. Egli rifiutò la richiesta giapponese e procedette con l'unificazione. Il 3 luglio Chiang Kai-shek arrivò a Pechino e incontrò il rappresentante della cricca del Fengtian per discutere un accordo pacifico. Questa trattativa rifletteva la lotta tra Stati Uniti e Giappone per la mantenere la loro influenza in Cina, visto che gli Stati Uniti sostenevano Chiang Kai-shek e l'unificazione con la Manciuria. Sotto la pressione degli Stati Uniti e del Regno Unito, il Giappone venne diplomaticamente isolato. Il 29 dicembre Zhang Xueliang annunciò la sostituzione di tutte le bandiere in Manciuria e accettò la giurisdizione del governo nazionalista. Due giorni dopo il governo nazionalista nominò Zhang come comandante dell'esercito nord-orientale. A quel punto la Cina era stata simbolicamente riunificata.