Agli elettori è stato chiesto di esprimersi sull'ingresso della Repubblica del Titano nell'Unione europea e sull'introduzione di misure economiche volte a legare gli aumenti di stipendio all'inflazione; anche se entrambe le proposte hanno ottenuto la maggioranza dei voti espressi, esse non hanno raggiunto il quorum del 32% degli elettori registrati (10 657 elettori), per cui sono state respinte[1].
Il referendum è costato allo Stato sammarinese 233 330 euro, così suddivisi[2]:
50 000 euro sono per l'allestimento e lo smontaggio dei seggi elettorali, dei tabelloni per propaganda, pulizia e la disinfezione dei locali e per i servizi di trasporto degli elettori.
65 000 euro per l'invio dei certificati elettorali all'estero.
9 475 euro per il servizio di imbustamento dei certificati elettorali e fornitura buste.
45 000 euro per gli addetti ai seggi come gettone di presenza.
«La Repubblica favorisce l'integrazione politica, economica, culturale e sociale della popolazione residente sul proprio Territorio nell'Unione europea, condivide i principi e le finalità del Trattato istitutivo dell'Unione ed aspira ad acquisire la cittadinanza dell'Unione per i propri cittadini. La Repubblica, giudicando il proprio ordinamento conforme ai requisiti fissati dal Trattato dell'Unione europea, avvia la procedura di adesione all'Unione europea. Il Governo, in nome e per conto della Repubblica, è tenuto ad adempiere alle formalità di istruttoria e di negoziazione, previste dal Trattato dell'Unione, al fine di dare esecuzione in tempi ragionevolmente brevi al completamento della suddetta procedura per l'adesione. La legge dovrà fissare un termine brevissimo entro il quale la domanda di adesione all'Unione europea dovrà essere inoltrata. L'adesione della Repubblica all'Unione europea potrà essere perfezionata esclusivamente dopo essere stata approvata dai cittadini tramite referendum confermativo di iniziativa consiliare a norma dell'art. 29 della legge 28 novembre 1994, n. 101. Volete Voi, cittadini, che sia adottata una legge contenente i sopra enunciati principi e criteri direttivi?»
Il referendum era stato previsto per il 24 marzo 2011 ma il governo sammarinese in quell'occasione attivò la procedura di interruzione del referendum, prevista e disciplinata dalla legge della Repubblica[6].
Il referendum non ha raggiunto il quorum per la mancanza di 3 925 voti pari all'11,79%.
Il secondo quesito del referendum, anch'esso è di tipo propositivo, chiamato "referendum salvastipendi" è stato promosso dalla Confederazione Democratica dei Lavoratori Sammarinesi si pone l'obiettivo di tutelare le retribuzioni e dare dignità alla contrattazione collettiva, il quesito sarà[18][19]:
«Volete Voi che, fino al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro scaduti, le retribuzioni dei lavoratori dipendenti siano rivalutate al primo gennaio di ogni anno di un importo pari alla percentuale di inflazione rilevata nell’anno precedente dall’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica dello Stato?»
Il referendum non ha raggiunto il quorum per la mancanza di 632 voti pari all'1,90%.
Oltre che nei Paesi fondatori, la proposta di adesione non è stata sottoposta a referendum in Grecia (1981), Portogallo e Spagna (1987), Cipro (2004), Romania e Bulgaria (2007)