Alfonso Maria era figlio del fratello maggiore di Ranieri, il principe Carlo Tancredi di Borbone-Due Sicilie che sposò in prime nozze l'infanta Maria de las Mercedes di Borbone Spagna. Seguendo il dettato della Prammatica Sanzione di re Carlo III, qualora fosse divenuto re consorte di Spagna, avrebbe dovuto rinunciare ai suoi diritti, a favore del figlio Alfonso. In realtà questo non avvenne mai ed essendo Carlo Tancredi morto prima di suo fratello maggiore Ferdinando Pio, duca di Calabria, i diritti passarono direttamente a suo figlio Alfonso. Alcuni sostengono la validità di un documento, una scrittura privata chiamata '"atto di Cannes", affermando che Carlo Tancredi avesse rinunciato alla successione al trono del Regno delle Due Sicilie per sé e per i suoi discendenti in favore di quello spagnolo. In realtà il documento trattava solo di regolare i beni di famiglia e mai avrebbe potuto avere valore di fronte alla Prammatica Sanzione, a cui l'atto peraltro si richiama. Dalla rivendicazione di Ranieri e per i 54 anni successivi la famiglia reale restò divisa, con due pretendenti, fino, e solo per un breve periodo, all'atto di riconciliazione dinastico familiare, firmato il 24 gennaio 2014 in occasione della beatificazione di Maria Cristina di Savoia Regina consorte del Regno delle Due Sicilie. In questo atto si mise momentaneamente fine a decenni di incomprensioni e contrasti. I due rami si riconobbero reciprocamente con i rispettivi titoli e con la decisione di agire in futuro come un'unica famiglia. Il patto di riconciliazione familiare fu poi rotto dopo che l'altro pretendente ai titoli duo-siciliani, il principe Carlo, duca di Castro, nipote di Ranieri, il 14 maggio 2016, emise un editto che modificava la secolare Legge salica di successione, non disponendo di eredi maschi. Lo stesso atto fu contestato[1] dal Principe Pedro di Borbone-Due Sicilie, figlio dell'Infante Carlo e nuovo Duca di Calabria, in quanto illegittimo rispetto al codice legislativo dell'ex Regno delle Due Sicilie[2] e rispetto alle leggi ed alle tradizioni di famiglia[3].
In realtà la disputa vide pronunciarsi sia il Regno di Spagna che la Repubblica Italiana in merito alla vicenda ed a favore del ramo ispano-napoletano o Alfonsino. Infatti un aperto riconoscimento teso ad estinguere la disputa, nonché sulla titolarità del Gran Magistero dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio e di tutti gli altri ordini dinastici dei Borbone-Due Sicilie, è giunto da parte della Corona di Spagna e dall'ordinamento giuridico spagnolo. In data 8 marzo 1984, il Marchese di Mondéjar, Ministro della Real Casa, promulgò una lettera[4] che attestava i risultati della consultazione richiesta dal Re di Spagna, Juan Carlos I, riguardo alla successione disputata. In tale circostanza furono interpellati i seguenti enti governativi spagnoli: il Ministero di Giustizia, la Reale Accademia di Giurisprudenza e Legislazione, il Ministero degli Affari Esteri, l'Istituto "Salazar y Castro" del Consiglio Superiore di Investigazioni Scientifiche, ed infine il Consiglio di Stato. Seguirono ulteriori bollettini sempre in favore del ramo "alfonsino"[5][6]. Mentre con sentenza a latere dell'udienza del giorno 8 maggio 1961 presso il Tribunale di Napoli[7], ogni prerogativa dinastica viene riconosciuta solo al ramo alfonsino o ispano-napoletano e non a quello ranierista o franco-napoletano.
^Lettera di contestazione del 29 giugno 2016 mediante il seguente documento: Copia archiviata (PDF), su constantinianorder.org. URL consultato il 30 agosto 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).
^Lettera 8 Marzo 1984: Copia archiviata (PDF), su constantinianorder.org. URL consultato il 1º settembre 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).
^Cfr. l'intero dibattimento nel volume La maison royale des deux Sicilies, l'Ordre Constantinien de Saint Georges et l'Ordre de Saint Janvier, con autore il Marchese de Villareal de Alava, 1964, particolarmente p. 302 e seguenti. Avvocati della parte vincitrice: Enrico Carrillo, Prof. Carnelutti e con referenza rappresentativa da parte del Console Generale di Spagna in Italia in favore dell'Infante Don Alfonso Duca di Calabria.