Il Rally to Restore Sanity and/or Fear (Rally per riportare il buonsenso e/o la paura) è una manifestazione che ha avuto luogo il 30 ottobre 2010 al National Mall di Washington. La manifestazione era una combinazione di due eventi precedentemente separati: il Rally to Restore Sanity (Rally per riportare il buonsenso), annunciato da Jon Stewart, e la controparte satirica organizzata da Stephen Colbert, la March to Keep Fear Alive (Marcia per tenere in vita la paura). L'evento nasce con lo scopo di dare una voce alla parte moderata del paese che, secondo Stewart, non riceve abbastanza attenzione da parte dei media[1].
Premesse
Il 28 agosto 2010 il giornalista conservatore Glenn Beck ha tenuto al Lincoln Memorial una manifestazione per "riportare l'onore in America" (Restorying Honor)[2]. Già spesso preso di mira dalla satira dei due comici americani[3][4], la manifestazione fu ulteriore motivo di attrito[5], principalmente per la scelta, completamente casuale a detta dello stesso Glenn Beck, di tenerla lo stesso giorno del famoso discorso di Martin Luther King[6]. Ancor prima di ogni annuncio ufficiale si cominciò quindi a parlare di un evento pubblico che satireggiasse la manifestazione di Glenn Beck; alcuni membri del sito di social news Reddit discussero in maniera indipendente di una possibile manifestazione capeggiata da Colbert (alcune testate giornalistiche, dopo l'annuncio ufficiale dei due comici, diedero merito a Reddit per l'idea)[7]. Le prime discussioni ufficiali su un evento in risposta satirica a quello di Beck cominciarono comunque, secondo il New York Magazine, fin dal 12 agosto 2010[8], dietro le quinte del programma di Jon Stewart.
Annuncio
L'evento fu preannunciato il 10 settembre in un episodio del The Daily Show di Jon Stewart e in seguito da Stephen Colbert che citò esplicitamente l'idea nata dagli utenti di Reddit; nessuno dei due rivelò però alcun dettaglio dell'evento. Nella settimana seguente i due comici continuarono a parlarne, sempre in maniera velata.
L'annuncio vero e proprio avvenne il 16 settembre sempre sul programma di Jon Stewart che presentò il suo "Rally to Restore Sanity"[9], seguito a ruota da Colbert che invece annunciò ufficialmente la sua "March to Keep Fear Alive"[10].
Il 14 ottobre avvenne invece l'annuncio della fusione delle due manifestazioni[11].
Accoglienza
La notte seguente l'annuncio ufficiale, il numero dei partecipanti all'evento sulla pagina Facebook, era già arrivato a 69.000[1][12]. Superando tutte le aspettative[13], il 13 ottobre 203.128 persone prevedevano di partecipare al "rally"[14] e le richieste di prenotazioni per camere d'albergo avevano già superate quelle per il "rally" di Glenn Beck[15]. Il giorno seguente, presente come ospite al The Daily Show, Oprah Winfrey, che aveva già parlato dell'evento via Twitter[16], donò a tutti i presenti nello studio biglietti d'aereo gratuiti per poter partecipare al "rally"[11]. Sempre nel programma di Jon Stewart, Arianna Huffington, nota bloggerstatunitense, promise di procurare quanti autobus fossero necessari per trasportare ogni partecipante[17] (in seguito però si vedrà costretta a limitare il numero di posti offerti[18]).
Intenzioni
La manifestazione nasce come risposta satirica e provocatoria alle numerose proteste dei Tea Party e di altri gruppi ultra conservatori della politica americana. Secondo Stewart questa manifestazione è stata fatta per quella maggioranza di americani, quel 70-80 percento, che non hanno opinioni politiche estremiste e per questo non hanno una voce e non sono rappresentati nei media, per mandare ai propri leader una stridente richiesta di ragionevolezza e di moderatezza[1].
Il "rally"
Secondo il telegiornale del canale CBS era presente alla manifestazione una folla stimata in circa 215.000 persone[19]. Secondo svariate fonti decine di migliaia di persone riempivano il National Mall[20][21][22][23]; secondo un giornale locale molte persone sono state costrette ad andarsene quando la folla è arrivata a riempire le strade circostanti il viale del National Mall[24].
Il "rally", durato tre ore fra musica e comicità, si è concluso con un discorso di 12 minuti di Jon Stewart, di cui è trascritta sotto la parte finale.
(EN)
«And now I thought we might have a moment, however brief, for some sincerity, if that’s OK. [...] This was not a rally to ridicule people of faith, or people of activism, or look down our noses at the heartland, or passionate argument, or to suggest that times are not difficult and that we have nothing to fear. They are, and we do. But we live now in hard times, not end times. And we can have animus, and not be enemies. But unfortunately, one of our main tools in delineating the two broke. The country’s 24-hour politico–pundit' perpetual panic "conflictinator" did not cause our problems, but its existence makes solving them that much harder. The press can hold its magnifying glass up to our problems, bringing them into focus, illuminating issues heretofore unseen. Or they can use that magnifying glass to light ants on fire, and then perhaps host a week of shows on the "dangerous, unexpected flaming-ants epidemic!" If we amplify everything, we hear nothing. There are terrorists, and racists, and Stalinists, and theocrats, but those are titles that must be earned! You must have the résumé! Not being able to distinguish between real racists and Tea Party-ers, or real bigots and Juan Williams or Rick Sanchez is an insult – not only to those people, but to the racists themselves, who have put in the exhausting effort it takes to hate. Just as the inability to distinguish terrorists from Muslims makes us less safe, not more. [...] Americans don’t live here or on cable TV. Where we live, our values and principles form the foundation that sustains us while we get things done – not the barriers that prevent us from getting things done. Most Americans don’t live their lives solely as Democrats, Republicans, liberals or conservatives. Americans live their lives more as people that are just a little bit late for something they have to do. Often something they do not want to do. But they do it. Impossible things, every day, that are only made possible through the little, reasonable compromises we all make. [...] Because we know, instinctively, as a people, that if we are to get through the darkness and back into the light, we have to work together. And the truth is, there will always be darkness. And sometimes the light at the end of the tunnel isn’t the Promised Land. Sometimes, it’s just New Jersey.[32]»
(IT)
«E ora pensavo di prenderci un momento, anche se breve, per discutere seriamente, se siete d'accordo. [...] Questa non è stata una manifestazione per ridicolizzare le persone di fede o gli attivisti, o per guardare dall'alto in basso la parte conservatrice del paese o il loro entusiasmo, o per far credere che questi tempi non siano difficili e non ci sia nulla da temere. Sono difficili, e dobbiamo temere. Ma viviamo pur sempre in tempi difficili, non nella fine dei tempi. E possiamo provare animosità senza essere nemici. Ma sfortunatamente, uno dei tanti strumenti che ci permettevano di differenziare le due cose, si è rotto. La stampa allarmista del paese non ne è la causa, ma la sua esistenza ne rende più difficile la risoluzione. La stampa potrebbe puntare la sua lente di ingrandimento sui nostri problemi, portarli alla luce, ed illuminarci su problemi fino ad allora sconosciuti. Oppure possono usare questa lente di ingrandimento per dar fuoco a delle formiche, e poi forse creare un programma settimanale per discuture della "pericolosa e inaspettata epidemia di formiche in fiamme!". Se esageriamo tutto non sentiamo più nulla. Esistono terroristi e razzisti e stalinisti e teocrati, ma questi titoli bisogna guadagnarseli! Devi avere il curriculum adatto! Non essere capaci di distinguere tra i veri razzisti e i ragazzi del Tea Party, o tra veri bigotti e Juan Williams o Rick Sanchez è un insulto, non solo per quelle persone, ma anche per i veri razzisti che hanno fatto tutti questi sforzi per riuscire ad odiare, così come l'incapacità di distinguere tra terroristi e musulmani ci rende meno sicuri, niente di più. [...] Gli americani non vivono qui o nella tv via cavo. Dove viviamo, sono i nostri valori e i nostri principi a formare quelle fondamenta che ci sostengono mentre cerchiamo di cambiare le cose, non le barriere che ci impediscono di cambiare le cose. Molti americani non vivono la loro vita sociale unicamente come democratici, repubblicani, liberali o conservatori. Gli americani vivono le loro vite più come persone che sono solo un po' in ritardo al lavoro, spesso un lavoro che non vogliono fare. Ma lo fanno. Cose impossibili, ogni giorno, che sono rese possibili solo grazie ai piccoli ragionevoli compromessi che tutti facciamo. [...] Perché sappiamo, istintivamente, come popolo, che se vogliamo uscire dall'oscurità e tornare alla luce, dobbiamo lavorare assieme. E la verità è che ci sarà sempre l'oscurità. E a volte la luce in fondo al tunnel non è la terra promessa... forse è solo il New Jersey.»
^(EN) Chris Smith, America Is a Joke, su nymag.com, New York Magazine, 20 settembre 2010. URL consultato il 7 novembre 2010.
^(EN) Jon Stewart, Rally to Restore Sanity Announcement (video), su thedailyshow.com, ComedyCentral, 16 settembre 2010. URL consultato il 7 novembre 2010.
^(EN) Stephen Colbert, March to Keep Fear Alive Announcement (video), su colbertnation.com, ComedyCentral, 16 settembre 2010. URL consultato il 7 novembre 2010.
^(EN) Douglas Stanglin and Jessica Durando, 'Sanity' rally draws tens of thousands, su usatoday.com, USATODAY, 30 ottobre 2010. URL consultato il 7 novembre 2010.
^(EN) Andrew Beaujon, Jon Stewart speech: Transcript, su tbd.com, TBD, 30 ottobre 2010. URL consultato il 7 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2010).