Studiò al seminario diocesano di Chieti[5]. Si laureò in medicina a Napoli[1]. Conobbe nella città partenopea il patriota chietino Angelo Camillo De Meis con cui condivideva idee liberali[5]. A Chieti esercitò le professioni di medico e di giornalista pubblicista, creando un cenacolo di intellettuali rivoluzionari; di conseguenza, la polizia borbonica iniziò a pedinarlo[3]. Nel 1848 partecipò alle insurrezioni di Napoli, venendo condannato a 6 anni di carcere scontati tra la città partenopea e Chieti[1]. Nel 1861 fu eletto deputato di Manoppello per due consecutive legislature (VIII e IX)[1]. Fu anche sindaco di Chieti e presidente del Consiglio Provinciale[6]. A causa della sua salute cagionevole, il Lanciano si ritirò a vita privata nel suo palazzo di Chieti, che verrà abbattuto nel 1957[3].
Ugo De Luca, Glauro Rosica e Mario Zuccarini (a cura di), Toponomastica storica della città di Chieti, Chieti, Tipolitografia C. Marchionne, 1975, ISBN non esistente.
Alberto Malatesta, Ministri, deputati e senatori d'Italia dal 1848 al 1922, vol. 2, Roma, Tosi, 1946, ISBN non esistente.
Piera Menichini, Lanciano Raffaele, in Enrico Di Carlo (a cura di), Gente d'Abruzzo. Dizionario biografico, vol. 6, Castelli, Andromeda Editrice, 2006, ISBN88-88643-40-0.