La Provincia Romandiolæ (nome completo Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ) è stata una suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio che divenne parte dello stato a tutti gli effetti dal 1278 ed esistette come provincia unitaria fino al 1540.
Recupero papale dei diritti sulla Romagna e sul Bolognese (1248-78)
Fin dal XII secolo gli imperatori svevi avevano fatto aperte promissiones alla Chiesa di Roma relative alla restituzione della Romandiola, costituita all'epoca dall'Exarchatus Ravennae (l'insieme della Romagna con il Bolognese e il Ferrarese). Tali promesse erano rimaste però sulla carta. Ferrara, come tutte le terre matildiche, era ormai riservata all'impero[1]. Inoltre, le città di Romagna[2] erano riluttanti a porsi volontariamente sotto il dominio papale poiché erano vincolate da giuramenti all'imperatore[3]. L'influenza del Sacro romano impero sulle città romagnole ebbe termine nel 1248, quando Federico II di Svevia venne inaspettatamente sconfitto a Parma, perdendo il controllo delle città della pianura padana occidentale. Le città guelfe (fedeli al papa) ne approfittarono e si allearono per attaccare le città ghibelline (fedeli all'imperatore).
Lo Stato Pontificio intervenne per tentare il recupero dei propri possedimenti nella pianura padana orientale. La Santa Sede inviò nella regione Ottaviano degli Ubaldini, il quale, posto alla guida di un esercito guelfo, sconfisse i ghibellini e portò sotto il dominio della Santa Sede tutte le città della Romagna. Risultò decisivo per il successo dell'operazione l'intervento del libero comune di Bologna, che ne approfittò per assurgere nel 1250 ad una posizione di egemonia sui comuni di Romagna, che si protrasse fino agli anni settanta.
Nello stesso periodo (1250-1273) si aprì una crisi dinastica nell'impero: la carica rimase vacante per tutto questo tempo. Fu papa Gregorio X a persuadere, nel 1273, i principi elettori tedeschi a scegliere un nuovo re dei Romani. Il neoeletto, Rodolfo I, primo imperatore della casa d'Asburgo, confermò le promissiones fatte dai suoi predecessori. Nel 1275 si incontrò a Losanna con lo stesso Gregorio X. Gli accordi di Losanna sancirono la rinuncia imperiale alla sovranità su alcuni territori, compresa la Provincia Romandiolae. Gregorio X morì pochi mesi dopo; la sua azione fu portata a compimento da Niccolò III. Salito al soglio pontificio nel dicembre 1277, già nel gennaio 1278 ottenne da Rodolfo il diploma che sancì il definitivo passaggio della Romagna e del Bolognese allo Stato Pontificio; il 4 maggio successivo la Santa Sede ratificò gli accordi. I diritti maiestatici cessarono di essere divisi fra i papi e gli imperatori o i loro vicari e conti; le investiture feudali o signorili passarono interamente alla Santa Sede.
Niccolò III nominò come legato pontificio per i territori suo nipote, il cardinale Latino Malabranca Orsini, ed inviò a Forlì, come vicario di questi, un altro nipote, Bertoldo Orsini, col titolo di conte di Romagna (il primo di nomina pontificia). Il 24 settembre 1278 Niccolò III istituì in ogni provincia pontificia la figura del rettore, un nobile (o ecclesiastico) con il mandato di gestire l'amministrazione civile. Il primo Rettore della Provincia Romandiolæ (con l'esclusione di Bertinoro, all'epoca autonoma) fu lo stesso Bertoldo Orsini. Il 14 febbraio 1279 gli accordi furono definitivamente confermati da Vienna.
Quanto alla nuova situazione politica venutasi a creare nella Provincia Romandiolae, mentre Bologna fece atto di sottomissione in breve tempo, le città della Romagna furono più riottose. Il pontefice ottenne la sottomissione dei Malatesta a Rimini, dei da Polenta a Ravenna e di Guido da Montefeltro. Altre città e signori negarono invece l'omaggio[4]. Il papa si adoperò per l'affermazione della sovranità pontificia su tutta la Romagna.
Uno stato di ribellione intermittente (1278-1357)
La pace così faticosamente raggiunta da Niccolò III durò solo un anno. La missione di Latino Malabranca riportò solamente dei successi parziali. Il cardinal legato e il rettore riuscirono a porre fine agli scontri tra le famiglie dei Lambertazzi e dei Geremei a Bologna e tra guelfi e ghibellini a Firenze (1279), ma già nel 1280 la guerra riesplose in Toscana; Forlì inoltre non voleva piegarsi al partito guelfo. In quello stesso anno il pontefice morì.
Nel 1281, Papa Martino IV, francese, nominò conte di Romagna Giovanni d'Appia, consigliere militare di re Carlo I d'Angiò. Fu incaricato di formare un esercito per riconquistare le città romagnole. Dopo aver preso facilmente Faenza, Giovanni si diresse verso Forlì e cinse d'assedio la città, assedio che si protrasse fino al 1282. I forlivesi, capitanati da Guido di Montefeltro, riuscirono a rompere la stretta e a sconfiggere Giovanni d'Appia in quella che divenne la celebre battaglia di Forlì. L'episodio stesso venne ricordato da Dante Alighieri: "la terra che fe' già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio" (Inferno XXVI, 43-44).
Nel XIV secolo la Santa Sede subì l'influenza politica della Francia, che fece trasferire la sede del papato ad Avignone. Dalla Provenza il pontefice non fu più in grado di governare i propri sudditi: molte città tornarono ad assetti politici locali. Tra il 1319 e il 1349 giunsero nella provincia diversi cardinali, incaricati dai pontefici di ristabilire l'ordine. Essi però non riuscirono a riprendere stabilmente il controllo del territorio. Tra essi vanno segnalati i seguenti:
Tra i rettori merita di essere menzionato Roberto d'Angiò re di Sicilia (nominato nel 1310), il cui tentativo di riportare la pace, peraltro, non ebbe successo.
Nel 1336, durante il vuoto di potere causato dal trasferimento del papato ad Avignone, il rettore della Provincia, Guglielmo di Arnaldo, fece redigere un corpus normativo al fine di regolamentare tutti gli aspetti della vita civile e militare della Provincia. Al numero 124 furono fissati i Confinia provinciæ Romandiolæ et comitatum Bretinorii:
«flumen Folii ef flumen Reni et Padus in quo Renum intrat, et ubi Renum nomen perdit, et Padus qui vulgari sermone dicitur Volana, et mare Adrianum et cacumina Alpium inter ipsam provinciam et provinciam Tuscie, prout ex ipsis Alpibus aqua pluvia decurit ad mare Adrianum predictum.»
Elenco dei rettori di Romagna dal 1278 al 1383
Rettori della Provincia Romandiolæ Fonti: Augusto Vasina, I romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di Dante (1965); Silvio Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII a tutto il secolo XIX (1968).
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Data
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Rettore
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1278-80 1281-83 |
Bertoldo Orsini, a Imola Giovanni d'Appia, a Faenza
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1283-1286 |
Guido di Montfort (temporale) Guglielmo Durante (spirituale), a Faenza
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1286-88 |
Pietro di Stefano, a Faenza
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1288-89 |
Ermanno Monaldeschi, a Imola
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1289-90 |
Stefano Colonna, a Cesena
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1290-94 |
Ildebrandino Guidi di Romena, a Imola
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1294 - aprile 1295 |
Roberto da Cornay (Robert de Cornay, cavaliere templare), a Dovadola
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aprile-settembre 1295 |
Pietro Gerra (o Guerra)
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ottobre 1295 - 1296 |
Guglielmo Durante, a Cesena[6]
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1296 |
Massimo da Piperno[7], a Ravenna
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1300-01 |
Matteo d'Acquasparta, Rimini/Cesena[8]
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1301-03 |
Carlo di Valois, a Firenze[9]
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1304-06 |
Tebaldo (o Teobaldo) Brusati, a Ravenna
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1306 |
Pietro Colonna, a Oriolo di Faenza[10]
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1309-10 |
Raimondo di Attone, a Oriolo di Faenza
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1310-18 |
Roberto d'Angiò, a Castrocaro[11] e Napoli[12]
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1318-20 |
Rainerio di Zaccaria, a Ravenna
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1320-30 1330 1331 |
Aimerico di Châtelus[13], a Cesena Passarino della Torre Bertrando del Poggetto, a Cesena[14]
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1335-37 |
Guglielmo di Arnaldo, a Faenza
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1337-38 |
Giovanni d'Amalrico, a Meldola
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1339-40 |
Rambaldo (o Raimboldo), vescovo d'Imola
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1341-42 |
Filippo dell'Antella, a Faenza
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1342-1347 |
Aimerico di Rolando (temporale)[15], a Faenza Stefano Beneri (spirituale)
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Dicembre 1347 - Maggio 1352 |
Astorgio di Durafort, a Faenza
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1352-53 |
Aimerico vescovo di Bosa (vicerettore)
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1/09/1353 - 28/02/1357 |
Petrocino Casaleschi
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1361 |
Aimerico Cavalcanti
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1364-1367[16] |
Daniele del Carretto
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1367-1369 |
Ugo di Montferrand
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1372 |
Giovanni de Saya (vescovo di Dax)
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1380-83 |
Galeotto Malatesta
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Dalla cattività avignonese alle «Costituzioni Egidiane»
Con il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone mutò radicalmente l'importanza della provincia. Mentre infatti la Romandiola era concepita dalla Curia romana come il territorio più periferico dello Stato della Chiesa, per il papato avignonese essa rappresentò la regione più vicina alla sede papale. I pontefici francesi, quindi, potenziarono le relazioni con le sedi vescovili della Romandiola, privilegiando Bologna, in assoluto la città pontificia più vicina ad Avignone. Molti prelati di origine francese si insediarono nelle diocesi della provincia[17].
Fu un papa francese, Innocenzo VI (1352-1362) ad avviare la campagna per il ritorno della sovranità pontificia nella provincia Romandiolæ. Nel 1353 il pontefice nominò legato e vicario generale dei possedimenti pontifici in Italia il cardinale spagnolo Egidio Albornoz. In quattro anni l'Albornoz, abile organizzatore, riuscì a riportare sotto il potere della Chiesa tutti i territori che erano stati sottratti al suo dominio. In Romagna, l'Albornoz propose ai signori locali di assumere il titolo di "vicario apostolico". Avrebbero mantenuto la signoria sulla città, in cambio avrebbero giurato obbedienza al papa. Solo tre famiglie accettarono: gli Alidosi di Imola, i Da Polenta di Ravenna ed i Malatesta di Rimini.
Tutte le altre città furono conquistate con la forza. L'ultima città a cadere fu Forlì. Per averne ragione, infatti, l'Albornoz dovette ricorrere ad una lunghissima crociata contro i forlivesi.
Al termine del suo mandato, l'Albornoz raccolse la serie di leggi e decreti che aveva prodotto, promulgando le Constitutiones Sanctæ Matris Ecclesiæ, note oggi come Costituzioni egidiane. In esse apparve anche la ripartizione dei territori dello Stato della Chiesa.
Tale sistemazione rimase in vigore fino all'avvento di Napoleone (1796). Venne confermata la ripartizione dello Stato Pontificio nelle tradizionali cinque province, una delle quali fu denominata Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ. Il territorio della provincia si estendeva dal fiume Panaro (tra Modena e Bologna) al fiume Foglia (presso l'odierna Pesaro).
Le Constitutiones prevedevano che ogni Provincia fosse governata da un cardinale legato, con residenza fissa in una città. Venne scelto il centro più popoloso, cioè Bologna (il capoluogo felsineo contava 60.000 abitanti, mentre le altre principali città della Romandiola, Ravenna, Forlì e Rimini, superavano di poco i 10.000 abitanti). Il primo cardinal legato ad entrare in città fu, nel 1360, lo stesso Egidio Albornoz.
La Provincia Romandiolæ dal 1370 al 1540
Cariche istituzionali
- Legato pontificio
È il detentore del potere temporale nella Provincia. Risponde direttamente al pontefice. Generalmente la carica è rivestita da un cardinale. Dà ordini a tutti gli ecclesiastici del territorio e può, in caso di conflitto, sostituire il rettore nella sua sfera di attribuzione. Risiede a Bologna.
- Rettore
L'incarico è affidato generalmente a un uomo d'armi di lungo corso. Nella sfera del potere temporale, il rettore è la più alta carica giurisdizionale della Provincia. Può dare ordini al braccio secolare. Dopo l'accordo del 1278 con gli Asburgo, il rettore assume il titolo di Conte di Romagna e di Bertinoro, già del rappresentante imperiale.
- Presidente o Governatore
In Romagna fu prevista anche la figura del Presidente (o Governatore), alle dipendenze del legato pontificio, che risiedeva a Ravenna.
- Vicarius in spiritualibus
Il vicario spirituale è un uomo di chiesa che affianca il legato pontificio; ha la funzione di rendere esecutivi i suoi ordini in ambito ecclesiastico. Creato da Martino IV (1281-85), fu soppresso nel 1416.
- Vicarius in temporalibus
Dopo la recuperatione dei territori, alcune famiglie signorili, che non volevano essere cacciate dalla città che avevano dominato, vennero a patti con la Santa Sede. L'ex Signore giurò obbedienza al papa, che gli conferì la carica di "vicario apostolico" ed ampi poteri civili. I primi casati a raggiungere tale accordo furono i Malatesta di Rimini, i Da Polenta di Ravenna e gli Alidosi di Imola.
Il vicario in temporalibus detiene il merum et mixtum imperium et gladii potestatem, ovvero la piena giurisdizione civile e criminale. Inoltre ha il potere di riscuotere tutti i tributi per conto della Santa Sede e può trattenere per sé i dazi. In cambio paga un'imposta alla Camera apostolica denominata census.
Dal XIV al XVI secolo
I principali eventi accaduti nella Provincia Romandiolæ tra il 1370 e il 1540 furono:
- 1371: il vicario generale d'Italia è Anglico de Grimoard, coadiuvato dal vicario in spiritualibus Pietro (Pierre d'Estaing), arcivescovo di Bourges. Nella provincia Anglico redasse due censimenti fiscali: la Descriptio civitatis Bononiensis eiusque comitatus, e la Descriptio provinciæ Romandiolæ (che reca la data del 9 ottobre 1371);
- 1475 papa Sisto IV, nel Breve di nomina del vescovo di Cesena Giuseppe Venturelli a governatore della provincia, indicò espressamente il confine esistente tra la diocesi di Bologna e la diocesi di Imola, dichiarando che tale "confine doveva essere segnato dal Sillaro e dalla strada di Dozza[18]. Inoltre confermò il confine sud-est, che correva "dal monte al piano fino al fiume Foglia"[19].
- 1540: Giovanni Guidiccioni, da poco nominato governatore, istituisce a Forlì la Magistratura detta dei Novanta Pacifici, per porre finalmente fine alle faide nobiliari e alle discordie, anche violente, tra le fazioni. Tale magistratura resterà attiva fino al 1797, quando sarà sciolta da Napoleone.
Con Francesco Alidosi (nominato da Giulio II nel 1509) inizia la nuova serie dei Legati pontifici. Da allora in poi i rappresentanti papali vengono definiti Legatus Bononiæ et Romandiolæ. La sede di Ravenna è retta da presidenti o vicelegati alle dipendenze del legato bolognese. Nel corso di pochi decenni le due entità che compongono la Provincia Romandiolæ vengono sempre più distinte.
Secondo gli storici[20][21] l'anno di nascita della Provincia (o Legazione)[22] di Romagna è il 1540: il 24 settembre di quell'anno viene nominato il primo cardinale legato di Romagna: Giovanni Maria del Monte (futuro Papa Giulio III)[23]: «Il breve e la lettera apostolica concessi al cardinale del Monte sanciscono la definitiva autonomia della Legazione di Romagna rispetto a quella di Bologna “de qua antea erat”»[24].
Sede del Legato di Romagna fu il Palazzo Apostolico di Ravenna, costruito alla fine del XIII secolo nell'odierna Piazza del Popolo.[25]
Elenco legati pontifici e rettori dal 1403 al 1508
Elenco Legati pontifici «Bononiæ et Romandiolæ» dal 1509 al 1540
Elenco Presidenti Provincia Romandiolæ dal 1509 al 1540
Note
- ^ Osservazioni sopra una lettera intitolata: “Il Dominio temporale della Sede Apostolica sopra la Città di Comacchio per lo spazio continuato di dieci secoli”, distese in una lettera ad un prelato della Corte di Roma, 1708, pp. 36-41 (versione digitalizzata).
- ^ Come scrisse Dante Alighieri nella Divina Commedia, le città che componevano la Romagna alle soglie del 1300 erano: Ravenna, Cervia, Rimini, Cesena, Bertinoro, Forlì, Faenza ed Imola. Cfr Inferno, Canto XXVII, 37-54.
- ^ Silvio Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII a tutto il secolo XIX, a cura di Emanuela Bottoni, Ravenna, Società di studi ravennati, 2013.
- ^ Luigi Salvatorelli, L'Italia comunale: dal secolo XI alla metà del secolo XIV, Mondadori, 1940, pag. 662.
- ^ Fu il primo legato pontificio a stabilire la propria dimora a Bologna.
- ^ Secondo mandato. Mantiene il rettorato della Marca Anconetana.
- ^ Fratello del cardinal Pietro.
- ^ Nello stesso periodo ebbe anche la carica di legato dell'Italia settentrionale.
- ^ In sua vece governarono la provincia Giacomo Pagani, vescovo di Rieti (1301-02), e Rinaldo da Concorezzo (1302-03).
- ^ Sede del castello dell'arcivescovo.
- ^ Castrocaro Terme, La fortezza: Storia
- ^ Governarono in sua vece: Niccolò Caracciolo (1310), Ghiberto da Santiglia (1311), Simone di Belloc (1313), Pietro d'Angiò (fratello del re, 1315), Diego dalla Ratta (1316), Anfuso (1317) e Alfonso (idem).
- ^ Somma la carica di arcivescovo di Ravenna.
- ^ Somma la carica di Legato pontificio.
- ^ Nipote del cardinal Aimerico di Châtelus.
- ^ Lasciò la carica prima del 26 giugno 1367.
- ^ Augusto Vasina, “Il papato avignonese e il governo dello Stato della Chiesa”, in Aux origines de l'État moderne. Le fonctionnement administratif de la papauté d'Avignon. Actes de la table ronde d'Avignon (23-24 janvier 1988), Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 135-150.
- ^ G. Magnani, Sesto Imolese tra cronaca e storia, 1994, p. 7.
- ^ Pietro Francioni, «Il Montefeltro», in Romagna Una, mutila fra 3 regioni, Il Ponte Vecchio, 1999, pag. 39.
- ^ Atti del Convegno «La Legazione di Romagna e i suoi archivi: secoli XVI-XVIII», pubblicati a cura di Angelo Turchini. - Cesena : Il ponte vecchio, stampa 2006.
- ^ Silvio Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII a tutto il secolo XIX (2013), pag. 92.
- ^ In questo periodo i termini Provincia o Legazione sono intercambiabili. Lo dimostra il fatto che al loro vertice, in entrambi i casi, vi è sempre un cardinal legato. È sbagliato infatti pensare che la Provincia sia stata abolita ed al suo posto sia nata la Legazione. Il fatto che a partire dall'Ottocento si sia usato esclusivamente il termine "Legazione" ha indotto invece a pensare che questa unità amministrativa avesse soppiantato la Provincia. Non esiste nessun atto papale che abbia sancito la cessazione della Provincia e la nascita della Legazione.
- ^ Breve di Paolo III del 4 settembre.
- ^ Atti del Convegno, op.cit.
- ^ L'edificio è stato restaurato nel XVIII secolo. Dalla fine del XIX secolo è la sede della Prefettura.
- ^ Entrò in Bologna il 3 settembre 1403. Nel 1410 fu eletto antipapa.
- ^ Con la carica di «Commissario della Romagna».
- ^ Vescovo di Sessa.
- ^ Vescovo di Avezzano.
- ^ Vescovo di Massa Marittima.
- ^ Arcivescovo di Arles.
- ^ Vescovo di Isernia.
- ^ Nominato Duca di Romagna da Papa Alessandro VI.
- ^ Vescovo di Tivoli, con la carica di «Commissario apostolico in Romagna».
- ^ Dal 19 maggio 1508 era legato nella sola Bologna.
- ^ Muore in carica il 23 maggio 1511.
- ^ Muore in carica il 22 settembre 1511.
- ^ Fu Legato dall'11 gennaio 1524 al 17 settembre 1535.
- ^ Rimase comunque a Roma.
- ^ Commissario apostolico.
- ^ Muore in carica il 9 agosto 1517.
- ^ Gregorio Magalotti, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Bibliografia
- Atti del Convegno «La Legazione di Romagna e i suoi archivi: secoli XVI-XVIII», pubblicati a cura di Angelo Turchini. - Cesena: Il ponte vecchio, stampa 2006.
- Monumenti ravennati de' secoli di mezzo. Per la maggior parte inediti, Venezia, 1849.
- Vittorio Bassetti, L'amministrazione papale della Romandiola del Trecento:
- Entrate-Uscite dell'anno 1329-1330, «Studi Romagnoli», LXII (2011), pp. 463–474.
- Entrate-Uscite dell'anno 1340-1341, «Studi Romagnoli», LXIII (2012), pp. 549–561.
- Entrate-Uscite dell'anno 1338-1339, «Studi Romagnoli», LXIX (2018), pp. 321-332.
Voci correlate