Quando Tolomeo XII morì nel 51 a.C. la sua volontà era che Tolomeo XIII e Cleopatra VII diventassero co-regnanti d'Egitto, con la Repubblica romana come loro guardiana. Tolomeo XIII era minorenne e Potino fu nominato come suo reggente.[2] Il generale Achilla e il retore Teodoto di Chio erano anch'essi consiglieri e tutori del re egizio. Quando Tolomeo e Cleopatra furono elevati al grado di regnanti, Potino rimase come reggente formale. Molti egittologi credono che Potino abbia usato la sua influenza per mettere Tolomeo contro Cleopatra, e nella primavera del 48 a.C. Tolomeo, sotto la guida di Potino, tentò di deporre Cleopatra per diventare l'unico monarca, mentre Potino pianificava di agire come sovrano maneggiando il re a suo piacimento.[2] Presero il controllo di Alessandria, allora capitale d'Egitto, e cacciarono con la forza Cleopatra dalla città.[3] Lei organizzò presto un suo esercito e cominciò una guerra civile, che si complicò quando anche Arsinoe IV iniziò ad avanzare pretese sul trono.[4]
Anche Roma era impegnata in una guerra civile e, dopo la sua sconfitta nella battaglia di Farsalo, Pompeo cercò asilo in Egitto.[5] Inizialmente i consiglieri reali finsero di accettare la sua richiesta ma il 28 o 29 settembre del 48 a.C. il generale venne fatto decapitare, poiché gli Egiziani speravano di ottenere così il favore di Giulio Cesare, che stava inseguendo Pompeo.[6] Quando Cesare arrivò gli fu presentata la testa di Pompeo, ma la sua risposta fu piena di dolore e disgusto e ordinò che il corpo di Pompeo fosse ritrovato per dargli un appropriato funerale romano.
Poi Cesare provvide a far eseguire il matrimonio tra Cleopatra e Tolomeo. Intanto Achilla aveva preso d'assedio Alessandria e Potino gli mandava messaggi regolarmente. Quando fu scoperto, Cesare prima lo fece imprigionare e poi uccidere pugnalandolo.[7]