Il ponte immette sulla Calle del Paradiso, che è una caratteristica calle di Venezia che offre alcuni esempi di architettura bizantina e gotica nonché la presenza di strutture a barbacani su entrambi i lati di tutto il suo percorso. Secondo la Nuova enciclopedia italiana[1]: «Così denominato perché in quei pressi possedeva alcune case la patrizia famiglia Paradiso». Invece lo storico Tassini[2] cita la «patrizia famiglia Paradiso» ma ricorda anche che non risultava possedere stabili nella zona. Fonti come ASVE[3] (1937), Sanudo[4] (1970) e Bellavitis[5] citano la nascita di un'altra famiglia Paradiso, in questa città, ora discendente da convertiti ebrei come Marco Paradiso e suo figlio Francesco Paradiso (Jacob Meshulam e Saloman Meshulam).[6]
Secondo lo storico Dezan, il nome può essere è dovuto alla festosità con la quale la calle veniva addobbata nei giorni di festa, in particolare il Venerdì Santo.[Dezan chi? Dove?]
Il ponte e la calle si distinguono in particolare per il frontone a ghimberga, posto come soglia fra due case adiacenti al ponte. SI tratta di un'opera in pietra d'Istria del ‘400, la parte figurata, racchiusa dentro un arco acuto, è un bassorilievo della Madonna della Misericordia che accoglie nel suo manto una piccola figura adorante; ai fianchi in passato erano ben riconoscibili gli stemmi della famiglia Foscari ora abbastanza rovinati. Al di sopra il triangolo della ghimberga si completa con un delicato traforo e culmina in un fiorone.
Lo storico Giuseppe Tassini, ricorda un'iscrizione — vicino all'altro arco a chiusura della calle dalla parte opposta e già rovinata dal tempo — che lo portava a supporre la proprietà e la fondazione di alcuni stabili della calle da parte dell'abbazia di Pomposa[7]: MCCCCVII DIE ULT. DE ZUGNO, FO COMENZADO QUESTE CAXE SOTO MISIER DON ANDREA ABADO DE POMPOSA GASTOLDO PIER ZANE DE CONTERIS.
Note
^ Gerolamo Boccardio e Stefano Pagliani, Nuova enciclopedia italiana, Unione tipografico-editrice torinese, 1888, p. 38.
^L’Archivio di Stato di Venezia (ASVE): Indice Generale, vol. I, Venenezia, 1937, 75. Indice Cittadinanze Originarie, Avogaria di Comun, b. 368. Cc 1-28..
^ Guglielmo Berchet, Nicolò Barozzi e Marco Allegri (a cura di), I Diarii di Marino Sanuto, vol. LVIII, Venezia, 1903, pp. 296, 301, 357.
^ Anna Bellavitis, Identité, mariage, mobilité sociale. Citoyennes et citoyens à Venise au XVIe&siècle, Rome, École Française de Rome, 2001, pp. 83-84.
^ Francesca Medioli, Archivio Veneto. Sesta serie, n. 5, Venezia, 2013, p. 142.