Sulle origini del toponimo Bismantova sono state avanzate diverse ipotesi.
L'etimologia potrebbe essere collegata al ruolo di montagna sacra che la Pietra avrebbe avuto nell'antichità.
Un'ipotesi si rifà all'etruscoman (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici).[3] Altri propongono un'origine celtica, da vis (vischio), men (luna) e tua, che rimanderebbe alla raccolta notturna di vischio tra i querceti della zona, espressione di un antico culto lunare. Vismentua sarebbe variata prima in Bismentua e poi Bismantua.[3][4]
Nel V secolo d.C. i Bizantini edificarono sulla montagna una struttura militare, nota come Kastròn Bismanto o Castrum Bismantum.[5] Il castello Bismantum è menzionato in un diario di viaggio del 628.[6] In un documento del 1062 è citata per la prima volta la Petra de Bismanto.[6] La prima menzione scritta di Bismantova compare nella Divina Commedia di Dante Alighieri (Purgatorio, IV, 26).[7]
Sempre sul pianoro di Campo Pianelli si insediò un abitato del Bronzo medio (1550-1400 a.C.), nel quale sono stati rinvenuti i resti di capanne ancora nella prima fase del Bronzo recente (1300-1250 a.C.).[10][11] L'abitato apparteneva all'occupazione della media montagna da parte della cultura delle terramare.[12] Nel Bronzo finale (XI-XII secolo a.C.), l'abitato dovette essere spostato in un luogo ritenuto più adatto e l'insediamento precedente venne rioccupato da una necropoli, che ha restituito circa 50 tombe ad incinerazione.[13]
Il castrum Bismantion è attestato come esistente agli inizi del VII secolo.[16] La fortificazione doveva dominare la strada tra Parma e Lucca, che forse ricalcava un più antico percorso romano, e passò ai Longobardi prima del 628.[17] Il castello era centro di un gastaldato che comprendeva quattro corti fiscali, tra cui quella di Malliaco.[18]
Sullo Spigolo di Fontanacornia, uno degli speroni rocciosi del lato nord, nell'Alto Medioevo sorgeva una rocca, probabilmente distrutta da una frana. Dell'antica costruzione rimangono alcuni resti scoperti nel XIX secolo.[19]
Ai piedi della Pietra nel XVII secolo fu edificato il tuttora esistente eremo benedettino con annessa chiesa aperta al pubblico. Sul luogo era già presente nel 1422 una chiesetta dedicata al Santissimo Salvatore. Tra il 1616 e il 1625 la chiesetta fu ampliata e vennero costruiti un convento e una torre campanaria.[5]
Nella zona dell'eremo si è abbattuta il 13 febbraio 2015 una frana di grandi proporzioni, senza danni alle persone.[20]
Dopo l'emersione della catena appenninica, la successiva fessurazione e frammentazione della formazione arenacea, seguita da erosione, hanno lasciato intatta la porzione di lastra visibile attualmente, lunga 1 km, larga 240 metri e alta 300 metri rispetto alla pianura circostante.[25]
La sommità della Pietra raggiunge i 1041[1] metri sul livello del mare.
Molti dei massi che si trovano attorno alla Pietra di Bismantova si sarebbero staccati in epoca recente, attorno al XVII secolo, durante la piccola era glaciale.[19]
Negli ultimi decenni il progressivo abbandono dell'agricoltura montana e della silvicoltura ha causato un'espansione incontrollata della vegetazione, che ha nascosto sentieri e porzioni di roccia. Da alcuni anni sono in corso interventi di sfalcio dei prati e diradamento selettivo dei boschi, per ripristinare i percorsi escursionistici e rendere nuovamente visibile la roccia nuda.[21][26][27]
La prima ascesa alpinistica è attribuita a Carlo Voltolini, che scalò in solitaria la Pietra di Bismantova nel 1922. Il tracciato della sua salita, che arriva al terzo grado superiore, prese il nome di "Via degli Svizzeri", dall'appellativo dato dai locali a Voltolini, che in realtà era trentino, e all'amico svizzero che lo aveva accompagnato ai piedi del monte. Nel 1940 Nino Oppio scalò la parete sud-est, aprendo la "Via Oppio" a lui intitolata. Lo stesso anno Armando Corradini e Olinto Pincelli salirono il diedro dal piazzale dell'Eremo, con difficoltà di sesto grado. Negli anni seguenti Pincelli aprì numerosi percorsi di arrampicata.[28]
Una nuova fase si aprì negli anni 1960.
La prima arrampicata artificiale sulla Pietra di Bismantova avvenne nel 1960, ad opera di Luigi Zuffa e Benito Modoni, da cui la "Via Zuffa-Modoni".[3]
Nel frattempo la pratica dell'alpinismo si andava diffondendo in Emilia-Romagna, e la Pietra diventò una delle palestre di roccia più popolari della regione.[28]
Tra la fine degli anni 1960 e la metà degli anni 1970 vennero aperte molte nuove vie: la "G.A.B." dedicata al Gruppi Amici di Bismantova nel 1968, la "Donato Zeni" e la "Via dei Lumaconi" nel 1969, la "Via Nino Marchi" nel 1971, la "Via Doretta" e la "Via Paola" nel 1972, la "Via CAI Parma" nel 1973 e la "Via del Centenario" nel 1975. A partire dalla metà degli anni 1970 cominciò ad affermarsi l'arrampicata libera su alti gradi di difficoltà, lungo i tracciati aperti in precedenza in artificiale. Il settimo grado fu raggiunto da Emilio Levati nell'ultimo tiro di corda della "Via del Centenario".[28]
A metà degli anni 1980 prese piede l'arrampicata sportiva. Vennero introdotte alcune innovazioni tecniche, come lo spit e il monotiro, e aperte nuove vie, mentre i vecchi tracciati furono progressivamente richiodati.[28] Non mancarono le polemiche: ci furono proteste contro gli appigli scavati nella roccia per agevolare l'arrampicata libera,[28][29][30] e contro le nuove chiodature che impedivano di fatto l'arrampicata in artificiale su alcune vie.[28][30]
Alla fine degli anni 2000 l'arrampicata sportiva è ancora la pratica prevalente,[29] ma si nota una ripresa dell'arrampicata in artificiale.[28]
Dal 1971 è inoltre presente una via ferrata, la via ferrata alla Pietra di Bismantova, detta anche Via ferrata degli Alpini. A questa si è aggiunta, nel 2017, una seconda ferrata denominata Via ferrata Ovest o dell'Ultimo Sole di difficoltà inferiore all'altra. Nell'autunno nel 2023 è stata installata dalle Guide Alpine La Pietra anche una terza ferrata, detta Via ferrata dell'Orto del Mandorlo, di difficoltà simile alla prima, con cui condivide il primo tratto.
«Settore operativo euroasiatico area occitana del sud anno di riferimento locale: 2003, inizio estate Pietra di Bismantova Un temporale a scrosci, violento, tramonto due arcobaleni splendenti il concerto non si fa, non ci sarà qui comanda l'acqua, comanda il vento moderno è un ruolo subalterno»
Giuseppe Pederiali ambienta il primo capitolo del romanzo Il tesoro del Bigatto presso la Pietra di Bismantova, dove il Diavolo sfida l'eremita Sant'Anselmo.
^ab Gian Marco Ligabue, Taccuino Montanaro - Del sasso bismantino (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 5. URL consultato il 24 marzo 2011.
^abcd Giuseppe Ferrari, La Giovane Montagna, in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, Anno XXVIII - 2 e 3, 1937. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2016).
^Il castrum è citato come esistente dal geografo bizantino Giorgio Ciprio: Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, p. 86.
^Nella biografia dell'abate Bertulfo di Bobbio di Giona di Susa (metà del VII secolo) è riferito il suo passaggio nel 628 presso il castello di Bismantova nel corso di un viaggio a Roma sotto gli auspici del re longobardo Arioldo: Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, pp. 90-91.
^Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, p. 91.
^abcdef Rita Capelli, Gli aspetti naturalistici della Pietra di Bismantova (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 3. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
^abcdefg Carlo Possa e Alberto Montanari, Bismantova: Uomini e pareti (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 2. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
^ab Gianni Montipò, La Pietra degli altri (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 4. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
^ab Chicco Chesi, Chi decide le regole? (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 8. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
^ Giacomo Bogatti, Leggende Appenniniche (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 6. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
^abcDante Alighieri, La Divina Commedia - Purgatorio, a cura di Giuseppe Giacalone, 16ª ed., Roma, Angelo Signorelli Editore, 1984, pp. 56.
«Sanlèo (castello presso Urbino, a picco su una roccia) [...] Noli (cittadina della riviera ligure presso Savona, quasi a picco) [...] Cacume [monte ripido presso Frosinone)»
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