Dopo aver girato alcuni cortometraggi e il mediometraggio “Una storia sarda”, con Matteo Maciocco e Mavie Bardanzellu, Livi esordisce nel lungometraggio con il film “Pelle di bandito” (1969), ispirato alla storia di Graziano Mesina, con il quale partecipa alla XXX Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione “Nuove tendenze del cinema italiano”. Secondo molti, “Pelle di bandito”, girato ancora con gli attori locali Maciocco e Bardanzellu, è il miglior film realizzato negli anni sessanta sulle ragioni sociali e psicologiche del banditismo in Sardegna[1]. Significativa è la frase che Livi mette in bocca al personaggio principale: “Noi non facciamo questa vita per male, abbiamo bisogno di denaro perché non c'è lavoro e siamo poveri in tutto”.
Contemporaneamente, Livi è promotore della "Mostra Internazionale del cinema d'amatore" di Olbia (1957-1966) e della "Mostra Internazionale del cinema indipendente” (1967- 1974).
Solo negli ultimi anni, la sua figura è rivalutata e collocata nel giusto rilievo. Nel 2008, l'emittente LA7 gli dedica uno spazio notturno nella trasmissione condotta da Paola Maugeri. Il 30 e il 31 marzo 2010, al Cinema Trevi di Roma, il Centro Sperimentale di Cinematografia cura una rassegna retrospettiva dei suoi film comprendente incontri con Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Gian Luigi Rondi, con la partecipazione di Mavie Bardanzellu, l'attrice sarda più rappresentativa della cinematografia del regista olbiese[2].