Perché nascere schiava![1] (Pourquoi naître esclave? o Pourquoi! Naitre esclave!) è il nome dato dallo scultore francese Jean-Baptiste Carpeaux a una serie di busti che furono realizzati tra il 1868 e il 1870 come studi preparatori per il personaggio che incarna l'Africa nella Fontana delle Quattro Parti del Mondo, anche detta Fontana dell'Osservatorio, dato che si trova vicino l'Avenue de l'Observatoire a Parigi.[2] Realizzati partendo da una modella che aveva posato per l'artista,[3] questi busti rappresentano una schiava, con il corpo cinto da corde.
Questo busto (talvolta citato in francese come La Négresse, ossia "La negra") ritrae una donna africana in condizione di schiavitù, come si può vedere dalle funi che avvolgono il suo petto e le sue braccia. La donna gira il volto verso la sua sinistra con un'aria triste e rivolge il proprio sguardo verso il cielo, "l'unica cosa che ha di libero" secondo il critico Théophile Gautier.[5] All'espressione tormentata dell'africana si accompagna anche la torsione del busto: il movimento delle spalle e i capelli mossi evocano il desiderio di libertà del personaggio.[5] In una delle tante versioni che esistono dell'opera, conservata alla gliptoteca di Copenaghen, la schiava porta inoltre due orecchini.
L'opera funge da studio per la personificazione dell'Africa nella fontana dell'Osservatorio, che è raffigurata con una catena spezzata a un piede: se nell'opera conclusa questo simboleggia l'abolizione della schiavitù in Francia, nel busto questa liberazione deve ancora avvenire.[2]
Gli esemplari non sono tutti datati e non tutti recano l'iscrizione del titolo. Quando è presente, Pourquoi naître esclave è scritto sulla base dell'opera, in lettere maiuscole, seguito dalla firma in corsivo "J.-B. Carpeaux", accompagnata dal timbro ovale di un atelier con un'aquila imperiale, recante la menzione propriété Carpeaux ("proprietà Carpeaux"). È da notare che il timbro dello studio-deposito di Carpeaux, nella rue d'Auteuil a Parigi, non figura sulla versione del museo di Berry.[6]
Versioni
Si contano almeno una decina di versioni dell'opera in quattro materiali diversi e di dimensioni diverse.