Il parco prende il nome da una tecnica utilizzata un tempo nell'uccellagione oggi ritenuta illegale, il Roccolo: uno spiazzo ovale nel quale sorgeva una torretta a tre piani mimetizzata tra la vegetazione.
Fu istituito nel 1991 per la salvaguardia degli elementi naturali della zona e per la valorizzazione dell'agricoltura, che impegna circa l'80% della superficie del parco, con le coltivazioni di mais, grano, frumento, avena, orzo, soia e foraggio.
Della rimanente area territoriale il 9% è caratterizzato da boschi, mentre l'1% da viabilità, cave e dal canale Villoresi con la sua rete di canali irrigui secondari. Un'altra caratteristica del parco è la presenza di numerose cascine sparse nel suo territorio, testimoni di un passato storico agricolo della zona.
Riconosciuto nel 1994 come parco agricolo di interesse sovracomunale dalla Regione Lombardia, è attualmente in progetto una sua estensione fino all'Oasi WWF del bosco di Vanzago.
Origine
Il Parco del Roccolo nasce dai detriti trasportati dai fiumi Olona e Ticino delle vallate alpine. 15.000 anni fa durante l'ultima fase della glaciazione, la temperatura si alzò creando così una colonia di foreste di betulle e di conifere.
Il periodo postglaciale si distingue per la presenza di latifoglie interrotte da corsi d'acqua. In seguito, i nostri antenati iniziarono a modificare il paesaggio grazie all'attività agropastorale in Pianura Padana.[1]
Habitat
Campi agricoli
Come già detto, le aree coltivate costituiscono la maggioranza del territorio del parco. Tra gli elementi che compongono la flora di questo tipo di ambiente, oltre alle specie coltivate, si possono riscontrare fiordaliso, camomilla e papavero. Per quanto riguarda le specie animali presenti, vi sono volpi, lepri, fagiani, ricci, tordi, allodole ed arvicole.
Nel parco non esistono corsi d'acqua o stagni naturali, il canale Villoresi con la sua rete d'irrigazione ed i suoi secondari, come il canale di Corbetta che per esempio ha origine alle quattro bocche di Busto Garolfo, rappresenta la maggiore risorsa idrica; mentre gli unici specchi d'acqua presenti sono i laghetti artificiali originati dalle cave.
Ai bordi del Villoresi e dei suoi canali secondari, si snodano stradine di manutenzione, le quali in alcuni tratti sono state adibite a piste ciclabili e vengono rinominate strade azzurre.
Questo coleottero xilofago è risultato essere un gravissimo problema per la produzione di piante ornamentali in vivaio e per piante di latifoglie, che contraddistinguono la flora tipica del nord Italia ed in particolare delle zone boschive protette, dato che allo stato larvale, la maggior fonte di sostentamento è proprio il legno di tali piante.
La Regione Lombardia ha dichiarato lo stato di quarantena, ordinato l'abbattimento delle piante più colpite ed attuato il monitoraggio totale delle specie arboree a rischio, in tutta l'area interessata e nelle aree limitrofi attraverso il decreto del direttore generale n. 731/2004, pubblicato in data 2 febbraio 2004 sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
Galleria d'immagini
Una quercia nel parco tra i campi coltivati e i boschi di Robinie
Il Parco del Roccolo sotto la brina invernale del 2012
Una quercia secolare nei boschi di Arluno nel parco
Bibliografia
^Di Fidio, M., Ferrari, A., & Lazzeri, O. 2001. I Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Lombardia. Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Milano..
^Raul Dal Santo (a cura di). 2005. Atlante della Biodiversità Flora. Industria Grafica Rabolini Parabiago, Progetto finanziato dalla Provincia di Milano..