La paranza è un'imbarcazione da pesca costiera ad un albero e con vela latina, bompresso con un fiocco, prua tozza e poppa assai ampia. La stazza lorda arriva sino a 25 tonnellate. Il fondo è piatto, per facilitarne l'approdo in tempo di burrasca, in caso di bassi fondali. La lunghezza, escludendo l'ossatura, va dai 14 ai 16 metri circa, mentre l'imbarcazione è larga 4 o 6 metri; l'altezza di stiva va da un metro e mezzo a un metro e settanta. In condizioni di vento favorevole, può superare la velocità di 12 miglia nautiche.[1]
La paranza era ancora in uso negli anni Cinquanta del Novecento, soprattutto nel Mare Adriatico centrale, ma anche nel Mar Tirreno. Era utilizzata per la pesca a coppie ("in paranza"), in cui ciascuna imbarcazione tirava un'ala di una rete a strascico.[1] Con il declino della propulsione a vela, dal dopoguerra in poi la paranza venne gradualmente sostituita dai motopescherecci.[2] L'equipaggio di una coppia di paranze comprendeva dai diciotto ai venti uomini, più i mozzi.
Etimologia
Il termine paranza deriva da "paro", ossia "paio", per il fatto che tali imbarcazioni di norma salpavano in coppia. Infatti, per estensione, paranza può indicare anche un qualsiasi motopeschereccio che operi in coppia con un altro. Anche la rete da pesca da fondo a strascico è detta a volte "paranza", oltre che sciabica, dato che essa è tirata contemporaneamente da due imbarcazioni; viene usata generalmente in zone di mare di scarsa profondità.[3]