Parabola dei due debitori

Voce principale: Parabole di Gesù.
Festa in casa di Simone di Francis Francken il Giovane.

La parabola dei due debitori è una parabola di Gesù, narrata nel Vangelo secondo Luca 7,36-50[1] con la quale Gesù spiega che la donna che lo ha unto lo ama più del suo prossimo, perché ella è stata perdonata del suo peccato più grande.

Un'unzione simile si ritrova anche in 26,6-13[2] e in 14,3-9[3] ma può non riferirsi al medesimo evento,[4][5] e questa parabola non va confusa con la parabola del servo senza pietà, dove un re perdona il suo servitore ed il servitore a sua volta non è in grado di mostrare la medesima riconoscenza per un debito minore.

La parabola

La parabola viene raccontata in risposta alla reazione del padrone di casa di cui Gesù è ospite, Simone (talvolta detto Simone il Lebbroso, un fariseo):

«Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio. Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: «Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice». E Gesù, rispondendo gli disse: «Simone, ho qualcosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di' pure». «Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?» Simone rispose: «Ritengo sia colui al quale ha condonato di più». Gesù gli disse: «Hai giudicato rettamente». E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai versato l'olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama». Poi disse alla donna: «I tuoi peccati sono perdonati». Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace». "Lc 7,36-50, CEI»

Il denario in questa parabola è inteso come la paga giornaliera di un lavoratore.[6] Nella tradizione cattolica, la donna è identificata con Maria Maddalena, anche se le chiese ortodosse e protestanti non sono concorde con questa interpretazione del testo.[4] Per gli standard del tempo, Simone il Fariseo era stato un pessimo ospite per gli invitati alla sua cena in quanto non aveva fornito loro nemmen dell'acqua così che Gesù potesse lavarsi i piedi né lo aveva baciato come si faceva nel saluto ordinario.[5]

Interpretazione

La cena in casa di Simone il Fariseo, XV secolo.

La parabola non sembra essere un attacco ai farisei, ma piuttosto un modo per invitare Simone a vedere la donna presente come Gesù la vede.[7][8] Il metodo che Gesù usa è dialettico.[9] Questa tipologia di approccio nella discussione, costringe ad un certo punto Simone ad abbandonare il suo preconcetto ed a riformulare il suo assunto alla luce di una nuova prospettiva, quella di Gesù. “Gesù coglie Simone in fallo ponendogli una domanda alla quale non può sbagliare, che lo costringe a rispondere secondo il suo punto di vista.”[10] La descrizione della donna suggerisce il fatto che ella fosse una nota prostituta,[7][8][11] anche se il suo ruolo è stato discusso dai commentatori del vangelo.[12] Se era una prostituta, la sua presenza avrebbe infatti compromesso la purità rituale del fariseo.[7][8] Joel B. Green annota che "sarebbe stato facile scacciare una persona di così dubbia moralità [...] ma non altrettanto guardare in faccia alla realtà"[7] di una donna costretta a vendere la sua vita per difficoltà economiche o costretta a prostituirsi per schiavitù.[7]

Proclamando il perdono per la donna, già datole quindi a Gesù in un precedente incontro,[7][12] Gesù invita Simone a realizzare la sua nuova identità e ad "abbracciarla nella comunità del popolo di Dio."[7] Barbara Reid scrisse a tal proposito:

«La domanda che il racconto pone è: può Simone vedere in maniera differente? Può vedere ciò che vede Gesù? Una donna perdonata che mostra un così grande amore? Se può vedere in questo modo, egli vede anche Gesù non solo come profeta, ma anche come agente dell'amore di Dio che perdona.[12]»

Rispondendo ad un pensiero non esplicitato di Simone, Gesù dimostra le proprie abilità profetiche di cui il fariseo dubita in cuor suo,[7] mentre la parabola lo invita a "riconsiderare il significato dell'azione di questa donna - non il pagamento di un debito [...] ma piuttosto l'espressione di amore che fluisce dalla libertà di vedersi cancellati tutti i propri debiti."[7] Giovanni Calvino scrisse riguardo alle parole pronunciate da Gesù in questo contesto:

«Con queste parole è palese come Egli non voglia rendere l'amore la causa del perdono, ma la prova di esso. La similitudine è col caso di un debitore al quale viene perdonato un debito di 500 denari. Non si dice che il debito viene perdonato per l'amore che si ha nei suoi confronti, ma che egli ha ama in quanto è stato perdonato. La similitudine può essere applicata in questo modo: pensi che questa donna sia una peccatrice; ma tu sai che non lo è, relativamente al fatto che i suoi peccati le sono stati perdonati. Il suo amore sia per te la prova del fatto che lei ha ottenuto il perdono, che l'amore sia l'espressione di gratitudine per il beneficio ricevuto. È una discussione a posteriori, dove qualcosa è dimostrato dal risultato che produce. Nostro Signore attesta che il modo in cui ella ha ottenuto il perdono quando dice "La tua fede ti ha salvato" (Lc 7,50). Con la fede noi otteniamo il perdono: con l'amore ringraziamo e portiamo testimonianza dell'amore di Dio.[13]»

Sant'Ambrogio, ad ogni modo, rende l'amore della donna la condizione principale per il suo perdono:

«Se, quindi, qualcuno, pur avendo commesso un peccato non noto, non ne sconti la pena, come potrà tornare in comunione con la Chiesa? Io voglio invece che il colpevole speri nel perdono, che cada in lacrime e sospiri, che implori in lacrime l'aiuto di tutto il popolo, che implori perdono; e se la comunione sia rimandata di due o tre volte, così che egli creda che le sue richieste non siano state sufficientemente pressanti, che egli continui a piangere, che sia in stato di grande preoccupazione, che batta i piedi e le mani, che li baci, che li lavi con le sue lacrime, così che Gesù possa dirgli: "I tuoi peccati ti sono perdonati, perché tanto hai amato."[14]»

Santa Maria Maddalena nella casa di Simone il Fariseo, Jean Béraud, 1891.

L'interpretazione di Calvino è però meglio supportata dalla natura della parabola nel testo greco,[12][15][16] nel quale "perché ella ha tanto amato" può essere letta sia come il risultato che come la causa di "i suoi molti peccati le sono stati perdonati."[12][15][16] In molte traduzioni moderne, sia protestanti che cattoliche, il verso 47, e.g.:

«Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama.»

«Perciò, io ti dico, i suoi molti peccato le sono perdonati, perché ha mostrato grande amore. ma colui che è poco perdonato, poco ama.»

C.S. Lewis fa il punto della situazione: "essere cristiano significa perdonare l'inescusabile perché Dio ha perdonato l'inescusabile in te."[18]

Rappresentazioni artistiche

Mentre la parabola è stata poche volte rappresentata in campo artistico, l'episodio dell'unzione ha avuto più successo con esempi mirabili nelle opere di Sandro Botticelli, Antonio Campi, Dirk Bouts, Onofrio Avellino, Cigoli, Nicolas Poussin, Bernardo Strozzi e Peter Paul Rubens tra gli altri. In alcuni dipinti, il giallo dei vestiti denota la professione della donna come prostituta.[19] Nell'arte religiosa armena, questo episodio dell'unzione è distinto dagli altri del vangelo.[20] Il dipinto del 1891 di Jean Béraud ha riportato l'episodio al XIX secolo, con la prostituta rappresentata con le fattezze della nota cortigiana Liane de Pougy,[21] che divenne in seguito terziaria domenicana.[22]

La parabola è inclusa nelle rappresentazioni teatrali dei "misteri" medievali[23] e successive ascrivendola a Maria Maddalena, come nella rappresentazione di Lewis Wager del 1550–1566.[24][25]

Note

  1. ^ Lc 7,36-50, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Mt 26,6-13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Mc 14,3-9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ a b Catholic Encyclopedia: Mary Magdalene.
  5. ^ a b Klyne Snodgrass, Stories with Intent: A comprehensive guide to the parables of Jesus, Eerdmans, 2008, ISBN 0-8028-4241-0, pp. 80-82.
  6. ^ Craig A. Evans, The Bible Knowledge Background Commentary: Matthew-Luke, David C. Cook, 2003, ISBN 0-7814-3868-3, p. 232. Vedi anche Matthew 20:2.
  7. ^ a b c d e f g h i Joel B. Green, The Gospel of Luke, Eerdmans, 1997, ISBN 0-8028-2315-7, pp. 305-315.
  8. ^ a b c Ben Witherington, Women in the Ministry of Jesus: A study of Jesus' attitudes to women and their roles as reflected in his earthly life, Cambridge University Press, 1987, ISBN 0-521-34781-5, pp. 53-56.
  9. ^ James L. Resseguie, “The Woman Who Crashed Simon’s Party: A Reader-Response Approach to Luke 7:36-50,” in Characters and Characterization in Luke-Acts, ed. Frank Dicken and Julia Snyder (London: Bloomsbury T. & T. Clark, 2006), 15-16.
  10. ^ Resseguie,16.
  11. ^ Carol Ann Newsom and Sharon H. Ringe, Women's Bible Commentary, Westminster John Knox Press, 1998, ISBN 0-664-25781-X, p. 374.
  12. ^ a b c d e Barbara E. Reid, Choosing the Better Part?: Women in the Gospel of Luke, Liturgical Press, 1996, ISBN 0-8146-5494-0, pp. 110-116.
  13. ^ Giovanni Calvino, Istituto della Religione Cristiana, vol. III, cap. 4 at CCEL.org.
  14. ^ Sant'Ambrogio, Concerning Repentance (Book I), Chapter 16 at NewAdvent.org.
  15. ^ a b Ian Howard Marshall, The Gospel of Luke: A commentary on the Greek text, Eerdmans, 1978, ISBN 0-8028-3512-0, p. 313.
  16. ^ a b Charles Francis Digby Moule, Essays in New Testament Interpretation, Cambridge University Press, 1982, ISBN 0-521-23783-1, p. 283.
  17. ^ Luke 7:47, NAB.
  18. ^ Essay on Forgiveness by C.S. Lewis, su oholy.net. URL consultato il 18 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2011).
  19. ^ Marjorie O'Rourke Boyle, Senses of Touch: Human dignity and deformity from Michelangelo to Calvin, BRILL, 1998, ISBN 90-04-11175-1, p. 138.
  20. ^ Thomas F. Mathews and Avedis Krikor Sanjian, Armenian Gospel Iconography: The tradition of the Glajor Gospel,Dumbarton Oaks, 1991, ISBN 0-88402-183-1, p. 141.
  21. ^ Anthony Powell, Some Poets, Artists and 'A reference for Mellors', Timewell Press, 2005, ISBN 1-85725-210-1, p. 210.
  22. ^ Dominique D. Fisher and Lawrence R. Schehr, Articulations of Difference: Gender studies and writing in French, Stanford University Press, 1997, ISBN 0-8047-2975-1, p. 137.
  23. ^ Lynette R. Muir, The Biblical Drama of Medieval Europe, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-54210-3, p. 119.
  24. ^ Jane Milling, Peter Thomson, and Joseph W. Donohue, The Cambridge History of British Theatre: Origins to 1660, Cambridge University Press, 2004, ISBN 0-521-65040-2, pp. 97-98.
  25. ^ Darryll Grantley, English Dramatic Interludes, 1300-1580: A reference guide, Cambridge University Press, 2004, ISBN 0-521-82078-2, pp. 192-194.

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