Il Palazzo di Marmo (in russoМраморный дворец?, Mramornyj dvorec), progettato da Antonio Rinaldi, è stato uno dei primi edifici neoclassici di San Pietroburgo, in Russia e si trova fra il Campo di Marte e il lungoneva del Palazzo, leggermente ad est rispetto alla residenza imperiale. L'edificio deve il suo nome al fatto che per realizzare i rivestimenti e le decorazioni del palazzo, sono stati utilizzati svariati tipi di marmi, essendone stati impiegati ben 32 tipi diversi.
Storia
Fu costruito per il conte Grigorij Grigor'evič Orlov, favorito dell'imperatrice Caterina II di Russia, dal 1768 su disegni di Antonio Rinaldi, la cui fama era legata alle decorazioni degli interni della Reggia di Caserta: la combinazione di ornamentazioni sontuose con una rigorosa monumentalità classicizzante che egli applicò può essere fatta risalire agli anni in cui collaborò con Luigi Vanvitelli in Italia.
Nel 1785 il conte Orlov perse il favore dell'imperatrice, che acquisì il palazzo per i suoi eredi. Tra il 1797 ed il 1798 fu affittato a Stanislao Poniatowski, l'ultimo re di Polonia ed in seguito passò al granducaCostantino e, morto senza eredi, all'omonimo nipote, il granduca Konstantin Nikolaevič ed alla sua discendenza. Questi, nel 1843, decise di far ridecorare la struttura ed assumendo Aleksandr Brjullov come architetto: vennero edificati una chiesa ed altri edifici contigui, mentre l'interno fu rinnovato in armonia con i gusti eclettici del nuovo proprietario. Soltanto la scala principale e la "Sala di marmo" non furono toccati e ancora mantengono i raffinati lavori in stucco e gli elaborati intarsi marmorei dell'epoca del Rinaldi.
La pianta dell'edificio è trapezoidale e ciascuna delle quattro facciate, benché rigorosamente simmetriche, hanno una composizione architettonica differente.
All'interno notevole è la Sala dei Marmi le cui pareti sono rivestite di marmi policromi e le lesene sono concluse con capitellidorati; nei riquadri e nei medaglioni alle pareti sono inseriti dei bassorilievi, raffiguranti scene di ambientazione dell'antica Roma, scolpiti da Fedot Ivanovič Šubin e Michail Ivanovič Kozlovskij.
Oltre ai due russi, appena citati, furono numerosi gli artisti e di diverse provenienze, fra questi vi era anche Stefano Torelli.