La costruzione del palazzo iniziò nel 1772 per volere del barone Gaetano Piomarta, nobile di origini piemontesi. Quando questi morì venne ultimato dalla sorella, la baronessa Eleonora Piomarta e dal marito, il conte Francesco Alberti Poja. Autore del progetto fu Ambrogio Rosmini, molto attivo a Rovereto in quel periodo.[3]
Aspetti architettonici
La facciata è imponente ed austera, in stile neoclassico. Al portale si accede da due scivoli che portano al salone d'ingresso al piano rialzato trasformata, nel corso degli anni, nel Pantheon roveretano.[3]
Prima della ristrutturazione palazzo Piomarta rispettava lo schema delle dimore gentilizie tipico del XVIII secolo ed era organizzato in una sequenza di stanze e sale comunicanti tra loro.
Le due corti interne erano funzionali alla necessità di fornire illuminazione agli ambienti che vi si affacciavano. In seguito ai recenti lavori tali spazi sono divenuti ambienti chiusi da una copertura trasparente e protetti, quindi raccordo tra le sale che vi si affacciano, sui vari piani.
Oggi l'intera struttura è suddivisa in quattro livelli.
Piano interrato
Piano seminterrato (usato per biblioteca, zone studio, segreteria e altro)
Pianterreno e primo (con aule per le varie attività didattiche ed universitarie)
Secondo piano
La grande sala di ingresso, lo scalone e l'aula magna sono utilizzabili senza la necessità di accedere ad altre parti dell'edificio.
Utilizzo storico
Progettato per essere un'importante dimora nobile venne acquistato dal Comune di Rovereto nel 1850 per diventare un centro culturale e sede scolastica (ospitò il Ginnasio e in seguito anche la Scuola Reale).[3]
Utilizzo recente
Rovereto ospita il Centro di Ricerca Sport, Montagna e Salute ed il Polo Universitario delle Professioni Sanitarie dell'Università degli Studi di Verona[4] e il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive e il Centro Interdipartimentale Mente e Cervello dell'Università degli Studi di Trento.
Oggi il palazzo Piomarta, tra quelli ricordati sopra, ospita il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive.[5]
Curiosità
Il palazzo viene chiamato indifferentemente palazzo Piomarta o palazzo Piamarta, ma la famiglia nobile dalla quale prende il nome è, secondo varie fonti, Piamarta di Langelfeld. I baroni Piamarta di Langelfeld furono originari di Agrano, frazione di Omegna.
L'arma della famiglia è divisa in quattro parti e riporta nella prima e nella quarta l'aquila, nella seconda e nella terza due spade rivolte verso il basso, incrociate e con una stella sopra a dividerle. Lo stella poi viene ripetuta nuovamente in centro, sopra le quattro parti, ancora con il motivo delle spade incrociate.[6]
Il cognome deriva dall'unione di due nomi, Pia e Marta, che rispettivamente significano buona e provocante. Era ed è diffuso nella valle dell'Adige. Si ricorda un Leonardo Piamarta a Langelfeld (1708 - 1757), benefattore roveretano.[7]
A Rovereto, a breve distanza dal palazzo, esiste via Piomarta, che inizia da corso Bettini.
Galleria d'immagini
Soffitto affrescato in una saletta dell'ala sud
Soffitto affrescato in una saletta dell'ala sud
Ala sud, area cortile coperto con ballatoi ed accesso alle aule
^Sedi didattiche, su univr.it/, Università degli Studi di Verona. URL consultato il 9 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2016).
a cura di Fabrizio Rasera, Le età del museo : storia, uomini, collezioni del Museo civico di Rovereto, Scritti di Claudia Beretta, Francesco Festi, Franco Finotti, Christoph Gasser, Barbara Maurina, Paola Pizzamano, Filippo Prosser, Italo Prosser e Umberto Tecchiati, Rovereto, Osiride - Museo civico di Rovereto, 2004, ISBN88-7498-028-0.
Adriano Guelfi Camajani, Famiglie nobili del Trentino, Genova, Pubblicazioni dello Studio araldico di Genova, 1964, SBNIT\ICCU\SBL\0275319.
Aldo Bertoluzza, Danilo Curti, Giuliano Tecilla, Guida cognomi del Trentino, Trento, Società iniziative editoriali, 1999.