Palazzo Braschi è un palazzo di Roma, sito nel R. VI Parione, compreso tra piazza San Pantaleo, via San Pantaleo, via della Cuccagna, via di Pasquino e piazza Navona.
Dal 1952 ospita il Museo di Roma a palazzo Braschi.
Per volere di papa Pio VI (nato Giannangelo Braschi), nel 1791 fu demolito il vecchio Palazzo Orsini a Pasquino e su committenza del principe Luigi Braschi-Onesti, nipote del pontefice, fu eretto un nuovo edificio progettato dall'architetto imolese Cosimo Morelli. I lavori si interruppero nel 1798 a causa della morte del papa e ripresero nel 1802, concludendosi due anni dopo. Il palazzo rappresenta uno degli ultimi esempi del nepotismo pontificio: per la costruzione, infatti, furono impiegati anche fondi provenienti dalla Chiesa e da un lascito testamentario in favore di Pio VI sottoscritto dal ricco patrizio romano Amanzio Lepri, della cui validità si dubitò tanto che i Lepri e i Braschi entrarono in una lunga contesa legale, conclusasi con un concordato sancito anche dal matrimonio tra Anna Curti Lepri, pronipote del marchese Amanzio, e il duca Pio Braschi Onesti, pronipote del papa.
Durante l'occupazione francese, numerose opere d'arte vennero spedite in Francia nel contesto delle spoliazioni napoleoniche;[1] la maggior parte non fece più ritorno.[2] Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936,[3] le opere che vi erano conservate fino a prima del periodo napoleonico e che non vennero restituite sono:
Nel 1871 i Braschi vendettero il palazzo al Regno d'Italia. Il palazzo fu così adibito a sede del Ministero dell'interno (e di conseguenza del Presidente del Consiglio, che quasi sempre rivestiva anche quella carica). Nel 1895 di fronte al palazzo, in piazza di San Pantaleo, fu inaugurato un monumento a Marco Minghetti, che era stato il primo ministro dell'interno del regno, oltreché due volte Presidente del Consiglio.
Dopo l'avvento del fascismo, nel 1923 il Ministero dell'interno fu trasferito nel Palazzo del Viminale appena inaugurato, la cui apposita costruzione era stata avviata anni prima. Palazzo Braschi divenne quindi sede di varie istituzioni del regime (in particolare la Federazione provinciale del PNF) e ospitò provvisoriamente la Madonna del fascio, mosaico poi trasferito a Predappio.
Dopo la caduta del fascismo e prima della liberazione di Roma, il palazzo divenne sede del Partito Fascista Repubblicano e ospitò il quartier generale della Guardia Armata di Palazzo Braschi, una delle bande di repressione dell'epoca.
Dalla fine della guerra fino al 1949 il palazzo fu abbandonato e occupato da senzatetto e sfollati: furono danneggiati affreschi e trafugati beni.[4] Nel 1952 il palazzo divenne sede del Museo di Roma, ospitato in precedenza nell'ex Pastificio Pantanella. In questa occasione la proprietà dell'immobile passò dallo Stato al Comune di Roma.
Chiuso a causa di gravi danneggiamenti nel 1987, è stato riaperto parzialmente nel corso degli anni 2000 e 2010, principalmente in occasione di apposite mostre, mentre è stato riaperto completamente nel 2017.
Il palazzo si sviluppa tra piazza di San Pantaleo, via di San Pantaleo, via della Cuccagna, via di Pasquino e piazza Navona ed è accessibile da piazza di San Pantaleo e piazza Navona.
Articolato su 3 piani, di cui uno seminterrato, a cui si aggiungono il mezzanino e il sottotetto, è di particolare rilevanza lo scalone d'onore, decorato con sculture e bassorilievi realizzati dal forlivese Luigi Acquisti e ispirati all'Iliade greca, e rivisto da Giuseppe Valadier.[5]
Il posizionamento di Palazzo Braschi è di particolare interesse innanzitutto perché è sito in una delle zone più antiche di Roma e inoltre perché volge uno dei suoi fronti verso l'antico stadio di Domiziano. Si tratta di un palazzo barocco-neoclassico di forma trapezoidale, di cui il lato di dimensioni maggiori si affaccia direttamente su Piazza Navona, il lato minore volge il suo fronte su piazza San Pantaleo, dov'è l'ingresso principale, piazza che si dirama da Corso Vittorio Emanuele II presso il Museo Barracco. All'interno vi è un cortile quadrangolare, da cui ci si immette nel museo (ove si accede dalla scalinata barocca) e nella sala convegni, a sinistra, nella collezione di carrozze d'epoca, a destra, e nella libreria, dritto, davanti all'ingresso principale. Il palazzo si compone di due piani, oltre il pianterreno e del sottotetto.
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