Il padiglione Torlonia, impropriamente detto "casino di caccia" o "chalet", è una struttura in legno pregiato di pino marittimo, castagno e larice, a pianta ottagonale, con tetti spioventi che coprono vestigia assai ben conservate. Il portico, impreziosito da intrecci di rami, è incorniciato da selci. L'area centrale è alta circa 13 metri ed è circondata da vetrate che le conferiscono luminosità. Realizzato in stile liberty dai falegnami romani della ditta Frosini e Boccaccini nel 1891[3], il padiglione fu acquistato da Alessandro Torlonia per abbellire la villa avezzanese. All'interno egli decise di esporre i numerosi reperti archeologici emersi durante il prosciugamento del lago Fucino, per questo motivo la struttura rappresenta uno dei primi musei archeologici del territorio abruzzese. All'interno furono conservate anche le armi, come spade, pugnali e i fucili di casa Torlonia che ne determinarono l'accezione di "casino di caccia".
L'amministrazione Torlonia affidò la conservazione dei beni ad Antonio Pietrantoni. Oltre ai reperti e alle armi c'erano sulle finestre delle tende in lino realizzate da ornatori romani, trafugate molto probabilmente sul finire della seconda guerra mondiale dai nazisti in ritirata[4].
Il progetto dell'opera fu presentato all'esposizione universale Weltausstellung di Vienna nel 1873 insieme a quello relativo al prosciugamento del Fucino, oramai in fase avanzata, e ai primi prodotti agricoli della Marsica. La struttura costruita a Roma fu trasportata a Palermo dove venne presentata nel 1891 all'esposizione nazionale italiana, ideata ed organizzata da Ernesto Basile. Rappresentò il primo padiglione alimentare dell'Abruzzo dove vennero presentati i prodotti agroalimentari fucensi, soprattutto i cereali e il grano[5]. Il padiglione tornato ad Avezzano sul finire del 1892 venne dotato del porticato con l'obiettivo di tutelarlo dalle intemperie e dal vento. Non ci sono certezze sul fatto che l'opera, qualche anno dopo, sia stata presentata all'esposizione universale di Parigi del 1900. Avrebbe resistito all'urto violentissimo del sisma del 1915 anche grazie alla sua pianta ottagonale, rappresentando una delle poche strutture di Avezzano rimaste in piedi intatta dopo il terremoto.
^Inaugurazione "Casino di Caccia", su comune.avezzano.aq.it, Comune di Avezzano. URL consultato il 16 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2016).
Bibliografia
Gabriele Altobelli, Il Parco Torlonia, una storia nel verde, Avezzano, ARSSA, 2003, SBNAQ10072564.
Simonetta Ciranna, Patrizia Montuori, Tempo, spazio e architetture. Avezzano, cento anni o poco più, Roma, Artemide, 2015, SBNIEI0408772.
Eliseo Palmieri, Avezzano, un secolo di immagini, Pescara, Paolo de Siena editore, 2006, SBNTER0011256.