Il termine origine, nella mitologia e in filosofia, ha due significati principali, spesso scambiati l'uno con l'altro: da un lato, esso esprime l'idea di inizio temporale come prima fase di un processo;[1] dall'altro, esso indica il fondamento o principio ontologico di un ente.[2]
Il ritorno alle origini
Il cosiddetto «ritorno alle origini», tratto caratteristico del Rinascimento, è un'espressione che si fonda su questa ambiguità, poiché intende l'origine tanto come inizio in senso cronologico, quanto come fondamento ontologico: ossia l'evo antico come principio costitutivo dell'evo moderno, ma anche semplicemente come anteriore ad esso.[2]
Nel XIX secolo si sviluppò tutta una serie di studi sulle origini (del linguaggio, della vita, delle specie): tali studi incorporano questa ambivalenza di significato tra origine cronologica ed ontologica in uno stesso concetto.[2]
Si deve a Martin Heidegger l'aver riportato, nel secolo seguente, il concetto di «origine» alla sua valenza ontologica, associandolo a quello di «inizio» e di finalità. La meta finale, essendo lo scopo del divenire, senza la quale questo non sussisterebbe, ne rappresenta il fondamento e quindi paradossalmente l'origine stessa, al punto tale che, egli afferma, «il presente viene sempre dopo l'avvenire»:
«L'avvenire è l'Origine della storia. Storico è l'avvenire, quel che viene posto nella volontà, nell'attesa [...] L'Inizio è ancora. Non è alle nostre spalle, come un evento da lungo tempo passato, ma ci sta di fronte, davanti a noi. L'inizio, in quanto è ciò che vi è di più grande, precede tutto ciò che è sul punto di accadere e così è già passato oltre di noi, al di sopra di noi.»
Il ritorno ad un'epoca originaria che è anche recupero di una tradizione ancestrale, ritenuta sempre valida perché trascendente la storia, e la cui perdita di efficacia viene attribuita unicamente al suo oblio da parte degli uomini, divenne poi un tratto delle correnti esoteriche del perennialismo, che si ritrova ad esempio nella teosofia, in René Guenon e nel gruppo di Ur.[7]
^Illustrazione dal Tableaux du temple des Muses (Tavole dal tempio delle Muse), di Michel de Marolles, pag. 22, pubblicato in Amsterdam da A. Wolfgank, 1676.
^James D. Heiser, Prisci Theologi and the Hermetic Reformation in the Fifteenth Century, Repristination Press, 2011.
^Citato in Costantino Esposito, Heidegger, pag. 6, RCS, edizione speciale per il Corriere della Sera pubblicata su licenza di Out of Nowhere, Milano, 2014 ISBN 9788861266124.