Comunemente, quanto impropriamente, viene tradotto come "O Gioiello nel fiore di Loto!", in realtà il suo significato letterale è "O Gioiello del Loto!" riferendosi, nel vocativo sanscrito, a uno degli epiteti, Maṇipadma, del bodhisattva della compassioneAvalokiteśvara (tibetano: སྤྱན་རས་གཟིགས, spyan ras gzigs; Chenrezik) , a cui esplicitamente questo mantra si rivolge[1].
Obiettivo del sūtra è glorificare Avalokiteśvara il bodhisattvamahāyāna della compassione e, riferendosi al mantra che lo riguarda, lo appella come "l'incantesimo ṣaḍakṣarīvidyā" (cinese: 六字大明/六字章句; tibetano: ཡི་གེ་དྲུག་པའི་རིག་སྔགས, yi ge drug pa’i rig sngags, "incantesimo delle sei sillabe").
Significati attribuiti al mantra dalle sei sillabe
Oṃ Maṇi Padme Hūṃ è strettamente relazionato alla figura del bodhisattva della compassioneAvalokiteśvara (cinese Guānyīn, giapponese Kannon, tibetano Chenrezig).
Questo mantra è formato da una sequenza di sei sillabe sacre (tib. ཡིག་དྲུག་, yig drug) che vengono pronunciate dal praticante, profondamente concentrato sull'essenza del bodhisattva che sta per invocare. Queste sei sillabe sono accompagnate ad una settima, Hrīḥ, sillaba della compassione.
Il suo significato è fortemente simbolico al di là della sua traduzione letterale e viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza, o per aiutare gli altri esseri senzienti in condizioni di sofferenza.
Uno dei significati più diffusi a lui attribuiti è la collocazione del gioiello (simbolo della bodhicitta) nel loto (simbolo della coscienza umana).
I commentari tibetani (cfr. ad es. il མ་ནི་བཀའ་འབུམMa ṇi bka’ ’bum), legano la recitazione di questo mantra, e le sue sei sillabe, con i sei Buddha che agiscono nei sei destini (sans. ṣaḍ jagati, tib. འགྲོ་བ་རིགས་དྲུག་, 'gro-ba rigs-drug). Gli insegnamenti relativi al mantra sono attribuiti al Buddha Amitabha, al Buddha Shakyamuni e a Padmasambhava (Guru Rinpoche).[2]
Il loro significato simbolico, in questo contesto interpretativo, corrisponderebbe a[2]:
Oṃ (bianco) collegato al Buddha Ratnasaṃbhāva, protegge dall'orgoglio quindi dal destino dei deva;
Ma (verde) collegato al Buddha Amoghasiddhi, protegge dalla gelosia, quindi dal destino degli asura;
Hūṃ (nero) collegato al Buddha Akṣobhya, protegge dall'ira e dall'odio, quindi dal destino infernale.
In Tibet questo mantra si ritrova ovunque: inciso sulle rocce, scolpito nelle pietre votive che i viandanti depongono sui caratteristici "muri di preghiere", dipinto sulle bandiere (chattar), e le sei sillabe vengono iconograficamente, dipinte con diversi colori simbolici.
Note
^«Contrary to the widespread view, the mantra does not refer to “the jewel in the lotus.” Instead, it is a call (in the vocative case in Sanskrit) to Avalokiteśvara, using one of his epithets, Maṇipadma, “Jewel-Lotus One.”» Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., (a cura di), Princeton Dictionary of Buddhism, Princeton University Press, 2013.