Il genere Notothenia fu descritto formalmente per la prima volta nel 1844 dal medico di bordo, naturalista ed esploratore articoscozzeseJohn Richardson come genere monospecifico quando descrisse N. coriiceps[1]. Il nome scientifico del genere è una combinazione di notos, ovvero "sud" con thenia, che significa "proveniente da", un riferimento alle latitudini estremamente meridionali in cui questi pesci si possono trovare[2].
Descrizione
Notothenia presentano un corpo allungato ma tozzo, non compresso ai fianchi ma verso la coda, con testa grossa e arrotondata, piccoli occhi e ampie mascelle. La fauce inferiore non protende rispetto a quella superiore e la bocca si estende fino a metà dell'occhio. Dispongono di denti di moderate dimensioni e non presentano denti simili a canini (come, per esempio, nel genere Gymnodraco). Sono presenti due linee laterali composte da scaglie tubolari: una superiore, vicino alla base della pinna dorsale e una posizionata a metà del fianco. Anche se gran parte della testa risulta nuda, il corpo è coperto da scaglie lisce. Le pinne pettorali sono notevolmente più larghe di quelle ventrali mentre la pinna caudale può risultare arrotondata, tronca o zigrinata[3]. Le dimensioni massime variano dai 30 cm di Notothenia cyanobrancha agli oltre 90 cm di Notothenia rossii[4].
Questi pesci sono diffusi sono diffuse nei Mari antartici, ma alcune specie si possono trovare nelle acque del Pacifico e dell'Atlantico sud-occidentale[4]. Notothenia possono adattarsi a vivere in habitat inospitali grazie ad alcune caratteristiche come la presenza di proteine antigelo nel sangue[5] e ampi strati di grasso per isolarli dalla perdita di calore e bilanciare l'assenza della vescica natatoria[6]. Sono predatori che si cibano di invertebrati e piccoli pesci, tuttavia consumano alghe in gran quantità[3]. Con l'eccezione di N. angustata, N. cyanobrancha e N. trigramma, sono pesci pescati per l'alimentazione umana: in particolare, N. rossii è la più commercializzata[3].
^abc H.H. Dewitt, P.C. Heemstra, O. Gon, Nototheniidae Notothens, in Fishes of the Southern Ocean, South African Institute for Aquatic Biodiversity, 1990.
^ Zulema L. Coppes Petricorena. George N. Somero, Biochemical adaptations of notothenioid fishes: Comparisons between cold temperate South American and New Zealand species and Antarctic species, in Comparative Biochemistry and Physiology A, vol. 147, n. 3, 2006, pp. 799–807.