Il lavoro di Abuarafeh si occupa del tema della memoria e dell'archivio storico, nonche delle «possibilità di tracciare l'assenza».[4][6][5][1] Si estrinseca sotto forma di video, performance e testi sulla complessità della storia e delle sue rappresentazioni, il rapporto tra realtà e finzione, tra immaginazione e documentazione.[4][6][5] La ricerca dell'artista è altresì orientata sulle «mostre perdute» e sulle opere d'arte palestinesi vittime del colonialismo europeo[2][6], nel contrasto tra ciò che il potere decide di conservare o destinare all'oblio.[1] Questa ricerca è sfociata in particolare nella pubblicazione del 2018 Rumours Began Some Time Ago[6] e nel cortometraggio dello stesso anno Am I the Ageless Object at the Museum?[1][2] in cui evoca parallelismi tra musei, zoo e cimiteri come luoghi della preservazione.[1]
Partecipazioni
Abuarafeh ha partecipato, tra le altre manifestazioni e mostre, a: Tokyo Wonder Site (Giappone, 2013), Salt and Water presso la Or Gallery (Canada, 2014); Instant Videos Festival (Francia, 2015); Suspended Account presso le Mosaic Rooms (Londra, 2016); Intermolecular Space (Aalborg, 2016); Qalandia International (Gerusalemme, 2016); Off-Biennal - Gaudipolis (Budapest, 2017); Sharjah Biennale13 (2017);[4][5] 11ª Biennale di Berlino (2020); Mediterranea 19 Young Artists Biennale (San Marino, 2021);[4]59ª Biennale di Venezia (2022)[1].
Riconoscimenti
Nel 2016, Abuarafeh è stata finalista del Emerging Voices Award a New York, e ha conseguito il secondo premio del Qattan Foundation’s Young Palestinian Artist Award.[4][5]
Opere
The Earth Doesn't tell its Secrets, romanzo e installazione (2019)[4]