Nizār al-Muṣṭafā li-Dīn Allāh (in arabo نزار المصطفى لدين الله?; Il Cairo, 26 settembre 1045 – Il Cairo, 1095) fu per breve tempo imām fatimide, nonché imam ismailita.
Biografia
Nel dicembre 1094 a seguito della morte del padre, al-Mustanṣir bi-llāh, in quanto figlio maggiore fu indicato per tradizione come nuovo imām-califfo,[1] ma fu subito deposto dal fratello minore Aḥmad al-Mustaʿlī, grazie al supporto del vizir militare al-Afḍal Shāhanshāh.
Riparò allora ad Alessandria d'Egitto, dove insorse contro al-Mustaʿlī con l'appoggio del locale governatore, il turco Naṣr al-Dawla Aftighīn, e della popolazione.
A un iniziale successo seguì la replica del vizir al-Afḍal Shāhanshāh, che assediò con successo Alessandria e prese prigioniero Nizār. Portato al Cairo, Nizār fu murato vivo dal fratello, secondo un antico accorgimento mirante a non lasciare ferite o segni di percosse sul cadavere di chi veniva giustiziato, dando modo all'ipocrisia del mandante e delle prone autorità religiose di attestare una morte naturale, quindi non perseguibile né sanzionabile.
L'insurrezione di Nizār non finì tuttavia con lui, dal momento che suo figlio, al-Hādī ibn Nizār, riuscì a fuggire ad Alamūt coi suoi seguaci, mantenendo in vita l'Imamato paterno tra quelle aspre montagne persiane. Invece altre tradizioni riportano che Nizār fu murato assieme al figlio e che fosse stato suo nipote a mettersi in salvo ad Alamūt.
La sua figura (considerata immortale e destinata a tornare visibile al mondo come Mahdi) servì a costituire il nuovo gruppo chiamato al-daʿwa al-jadīda ("Nuova propaganda"), contrapposta al gruppo dei Musta'liani, definito al-daʿwa al-qadīma ("Antica propaganda"), divenuti meglio noti in seguito, rispettivamente col nome di Khoja e Bohora.
Note
Bibliografia
- Farhad Daftary, A Short History of the Ismailis, Edinmburgo, Edinburgh University Press, 1996 (trad. ital. Gli Ismailiti - Storia di una comunità musulmana, trad. di A. Straface, Venezia, Marsilio, 2011).
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