Nazionale femminile di rugby a 15 della Scozia

Scozia (bandiera)
Scozia
Uniformi di gara
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Prima tenuta
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Tenuta alternativa
Sport Rugby a 15
FederazioneScottish Rugby Union
C.T.Philip Doyle
Record presenzeDonna Kennedy (115)
Piazzamento11ª (2 maggio 2022)
Sponsor tecnicoMacron
Esordio internazionale
Scozia 10-0 Irlanda
Edimburgo, 14 febbraio 1993
Migliore vittoria
Scozia 84-0 Russia
Enköping, 17 maggio 2009
Peggiore sconfitta
Inghilterra 89-0 Scozia
Londra, 13 marzo 2010
Coppa del Mondo
Partecipazioni5 (esordio: 1994)
Miglior risultato5ª (1994)
Campionato europeo
Partecipazioni7 (esordio: 1997)
Miglior risultato1ª (2001)
Cinque-Sei Nazioni
Partecipazioni26 (esordio: 1996)
Miglior risultato1ª (1998)
Statistiche aggiornate al 25 aprile 2021

La nazionale di rugby a 15 femminile della Scozia (in inglese Scotland women’s national rugby union team; in scots Scotland weemen’s naitional rugby union team; in gaelico scozzese Sgioba nàiseanta rugbaidh na ban h-Alba) è la selezione di rugby a 15 femminile che rappresenta la Scozia in ambito internazionale.

Attiva dal 1993, opera ufficialmente dal 2009 sotto la giurisdizione della Scottish Rugby Union dopo quasi 15 anni sotto l'egida della disciolta Scottish Women's Rugby Union. È tra i membri fondatori del Sei Nazioni femminile, competizione alla quale è sempre stata presente e che ha vinto nel 1998, e fu campione d'Europa nel 2001. Ha inoltre preso parte a cinque edizioni della Coppa del Mondo femminile, riportando come miglior risultato il quinto posto finale nella prima edizione cui partecipò, nel 1994, del cui Paese organizzatore era anche la rappresentativa.

Il suo commissario tecnico è, dal 30 aprile 2019, l'irlandese Philip Doyle.

La formazione non ha uno stadio dedicato; in passato ha disputato incontri del Sei Nazioni in vari impianti tra i più noti dei quali si citano il Raeburn Palace di Edimburgo o il Lasswade Stadium di Bonnyrigg. Più recentemente ha usato, per tutte le gare interne di singole edizioni di torneo, lo stesso stadio come per esempio il Broadwood Stadium di Cumbernauld o lo Scotstoun Stadium di Glasgow. Al 2 maggio 2022 la squadra occupa la 11ª posizione del ranking World Rugby.

Storia

Le origini

La Scozia potrebbe essere uno dei luoghi della più antica attività rugbistica femminile documentata: nel giugno 1881 si tenne a Liverpool, nel quadro di una serie di esibizioni di calciatrici scozzesi e inglesi in giro per il Regno Unito, un incontro che si ritiene fosse stato disputato con le regole del rugby[1]. Fu tuttavia solo alla fine degli anni settanta del XX secolo che il rugby femminile ebbe una strutturazione associativa che lo rese gestibile. Il primo incontro internazionale tra donne fu nel 1982 tra Francia e Paesi Bassi; agli albori del rugby femminile nelle isole britanniche, solo un'organizzazione gestiva la disciplina, la Women's Rugby Football Union (WRFU), fondata nel 1983[2]. Nel 1987 nacquero Galles e Inghilterra, che debuttarono il 5 aprile 1987 a Pontypool contrapposte l'una all'altra[3].

Il 14 febbraio 1993, al Raeburn Place di Edimburgo, la Scozia debuttò sulla scena internazionale, e l'avversaria fu un'altra squadra all'esordio, l'Irlanda[4]. Il capitano di giornata Sandra Colamartino marcò le due mete con le quali le scozzesi vinsero l'incontro per 10-0[4]. A livello statistico la partita vide il terzo debutto internazionale di Debbie Francis, nata MacLaren, inglese di genitori scozzesi, che nel 1986 esordì a livello assoluto con la maglia della Gran Bretagna e nel 1987 con quella dell'Inghilterra con cui disputò anche la Coppa del Mondo 1991; il suo ventunesimo incontro internazionale, dopo 8 con la squadra unificata e 12 con le inglesi, fu quello di battesimo della Scozia[5], con cui scese in campo altre 15 volte.

Le due nazionali si reincontrarono un anno più tardi a Belfast e la Scozia vinse nuovamente, 5-0.

Il 1994 fu anche l'anno in cui nacque la Scottish Women's Rugby Union, che come primo atto ufficiale ebbe quello di organizzare la seconda Coppa del Mondo[5] stante il ritiro del patrocinio da parte dell'International Rugby Football Union alla manifestazione che originariamente, quando ancora si presumeva ufficiale, avrebbe dovuto svolgersi nei Paesi Bassi[5]. Sue Brodie, giocatrice scozzese, fu responsabile dell'organizzazione del torneo[6]. La Scozia giunse seconda nel suo girone dietro l'Inghilterra e perse 0-8 nei quarti contro il Galles; nei play-off per il quinto posto batté prima l'Irlanda e successivamente il Canada nella finale, realizzando quindi il suo miglior risultato mondiale.

L’era dell’Home Nations’ Championship

Nel 1996 la Scozia fu tra i membri fondatori dell’Home Nations’ Championship, competizione oggi nota come Sei Nazioni, e suo fu l'incontro inaugurale del torneo, una vittoria per 21-0 a Dublino contro l'Irlanda. Le prime due edizioni di torneo si risolsero in altrettanti secondi posti, poi nel 1998 giunse la prima — e, al 2018, unica — vittoria, impreziosita dal Grande Slam, conquistato proprio nell'ultimo impegno battendo, per la prima volta nella sua ancor breve storia, l'Inghilterra 8-5 a Edimburgo[7].

Una fase di Italia — Scozia a Bologna del Sei Nazioni 2016

Nella successiva Coppa del Mondo, la prima patrocinata dall'IRFB, la Scozia giunse fino ai quarti di finale per poi essere sconfitta dagli Stati Uniti[8] e terminare al sesto posto finale dietro l'Australia.

Se nel Cinque Nazioni, così rinominato nel 1999 dopo l'ingresso della Francia, la Scozia non riuscì a riproporsi nelle posizioni di vertice, al campionato europeo 2001 a Lilla si rivelò solidissima senza concedere una meta ed eliminando il Galles nei quarti di finale e la Francia padrona di casa (entrambe avversarie di Cinque Nazioni) in semifinale, e battendo 15-3 la Spagna[9] nella gara decisiva per il titolo.

Ancora, nell'inizio di millennio, dopo un sesto posto alla Coppa del Mondo 2002 ebbe il suo miglior risultato al 2003 arrivando seconda dietro l'Inghilterra, unica squadra capace di sconfiggere le scozzesi quell'anno, per poi non salire più in alto del terzo posto. Nel 2007, primo anno del Sei Nazioni con la configurazione speculare a quella del corrispondente torneo maschile, Donna Kennedy, che era in campo nella prima partita della Scozia, giocò la sua centesima partita internazionale — prima giocatrice della storia a raggiungere tale traguardo — sulle 116 che la sua squadra aveva disputato fino ad allora[10].

Il 2008 fu l'anno del primo whitewash nel torneo, a opera dell'Italia che batté le scozzesi a Mira nell'ultima giornata di torneo alla cui vigilia entrambe erano a zero punti in fondo alla classifica[11].

L'11 giugno 2009 il comitato direttivo della Scottish Women's Rugby Union deliberò a maggioranza la fusione con la SRU[12] e il 27 giugno successivo la stessa SRU ratificò la confluenza, divenendo così a pieno titolo organo di governo anche del rugby femminile nel Paese[13].

L'anno successivo la Scozia partecipò alla sua, al 2018, ultima Coppa del Mondo vincendo le qualificazioni che si tennero in Svezia e nel 2011 inaugurò una serie senza vittorie nel Sei Nazioni destinata a durare per sei edizioni complete fino a tutto il 2017: fu contro il Galles, nella terza giornata di tale edizione, che la Scozia tornò alla prima vittoria dal 2010 e, nell'ultima giornata contro l'Italia, battuta 14-12[14], tornò a chiudere un torneo con almeno due vittorie per la prima volta dal 2006[14] sotto la guida di Shade Munro, che aveva rilevato la squadra nel giugno 2015[15].

Al Sei Nazioni 2018 la Scozia, pur battuta dall'Italia nell'ultimo incontro[16], riuscì a evitare per la seconda volta consecutiva il cucchiaio di legno per via della differenza punti contro il Galles che l'appaiava in fondo alla classifica.

Munro lasciò la squadra dopo il Sei Nazioni femminile 2019 finito con il whitewash[17] per assumere un incarico tecnico presso l'Accademia della Scottish Rugby Union a Glasgow[17]; a rimpiazzarlo fu chiamato Philip Doyle che, alla guida della sua Irlanda, vinse lo Slam nel 2013[18].

Colori e simboli

L'emblema raffigurato sulle maglie della squadra, al pari di quella dei colleghi della selezione maschile, è uno dei simboli nazionali della Scozia, il cardo (cirsium vulgare, in inglese thistle)[19], che appare stilizzato intorno a un pallone da rugby.

Il colore delle uniformi è blu navy, un po' più scuro di quello della bandiera della Scozia; le seconde maglie sono normalmente bianche. Per la stagione 2018-19 l'azienda manifatturiera italiana Macron, che dal 2013 equipaggia le formazioni nazionali e le franchise della federazione scozzese[20], ha proposto un kit alternativo di colore argento chiaro per gli incontri in cui la squadra non indossa la tradizionale tenuta blu. L'accordo con Macron è valido fino al 2021[20].

Statistiche

Palmarès

Note

  1. ^ (EN) Ladies’ International Match Scotland vs England, in The Herald, Glasgow, 9 maggio 1881. URL consultato il 17 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2013).
  2. ^ (EN) Women’s rugby pioneer excited by future of the sport, su englandrugby.com, Rugby Football Union, 19 giugno 2017. URL consultato il 13 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2017).
  3. ^ (EN) Wales Women v England: 30-year anniversary, su englandrugby.com, Rugby Football Union, 10 febbraio 2017. URL consultato il 14 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2018).
  4. ^ a b (EN) 25 years on…, in The Scrum, 2 febbraio 2018. URL consultato il 30 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2018).
  5. ^ a b c Burns, p. 51.
  6. ^ (EN) David Hands, Scotland reaps reward for women’s game, in The Times, 23 aprile 1994. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2018).
  7. ^ (EN) Alasdair Reid, Scottish women set the scene with Grand Slam victory, in The Sunday Times, 22 marzo 1998. URL consultato il 17 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2018).
  8. ^ (EN) Marian Phillips, George opens route for grand England defence, in The Sunday Times, 10 maggio 1998. URL consultato il 29 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2018).
  9. ^ (ES) Lewis Stuart, Scotland crowned European champions, in The Times, 14 maggio 2001, p. 5. URL consultato il 17 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2018).
  10. ^ (EN) Scots Fail To Mark Milestone With Win, su scottishrugby.org, Scottish Rugby Union, 18 marzo 2007. URL consultato il 18 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2016).
  11. ^ Italia femminile: fantastica vittoria delle Azzurre contro la Scozia, su federugby.it, Federazione Italiana Rugby, 16 marzo 2008. URL consultato il 9 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2008).
  12. ^ (EN) Women vote to join up with the SRU, in The Scotsman, 11 giugno 2009. URL consultato il 18 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
  13. ^ (EN) Scottish Rugby Annual Report 2009/10 (PDF), su scottisrugby.org, Scottish Rugby Union, p. 8. URL consultato il 18 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2013).
  14. ^ a b (EN) Laura McGhie, Women's Six Nations: Scotland 14-12 Italy, in BBC, 17 marzo 2017. URL consultato il 18 novembre 2018.
  15. ^ (EN) Shade Munro to lead Scottish women as head coach, in BBC, 8 giugno 2015. URL consultato il 19 novembre 2018.
  16. ^ (EN) Paul Eddison, Italy Women finish with bonus point with over Scotland, su sixnationsrugby.com, Six Nations Rugby, 19 marzo 2018. URL consultato il 28 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2018).
  17. ^ a b (EN) Stuart Bathgate, Shade Munro leaves Scotland Women for Scottish Rugby Academy post, in The Offside Line, 17 marzo 2019. URL consultato il 22 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2019).
  18. ^ (EN) Scotland Women: Philip Doyle is named new head coach, in BBC, 30 aprile 2019. URL consultato il 22 novembre 2019.
  19. ^ (EN) The Scottish Thistle - Beautifully Bold!, su scottish-at-heart.com, Scottish at Heart. URL consultato il 19 novembre 2018.
  20. ^ a b (EN) Macron to kit out Scotland and pro clubs until 2021, su scottishrugby.org, Scottish Rugby Union, 23 febbraio 2016. URL consultato il 19 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2016).

Bibliografia

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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