Muṭawwiʿa

Comitato per l'imposizione della virtù e l'interdizione del vizio
Descrizione generale
Attiva1940
NazioneArabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita
ServizioPolizia religiosa
SedeFort Al Musmak - Deera Square - Riad
Comandanti
Comandante attualeArabia Saudita (bandiera) Abdulrahman Al Alsanad
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Il Comitato per l'imposizione della virtù e l'interdizione del vizio (in arabo هيئه الأمر بالمعروف و النهي عن المنكر ?, Hayʾat al-amr bi-l-maʿrūf wa-l-nahī ʿan al-munkar[1] è il nome completo dell'ente da cui dipende la polizia religiosa saudita, i cui agenti sono noti come mutawwiʿa (مطوﻋـة), il cui compito è quello di sorvegliare il rispetto della Shari'a, con ampi poteri anche di irrompere nelle case private per controllare il "tasso" di religiosità delle famiglie. Altre traslitterazioni in base alla fonetica delle varie lingue sono: mutawwain, muttawa, mutawalli, mutawa‘ah, mutawi‘, mutawa‘.

Più recentemente il termine è stato utilizzato, al di fuori del mondo islamico, per indicare le organizzazioni che si occupano nei paesi islamici di controllo del rispetto delle regole religiose, in particolare di regole derivate dalla Shari'a.

Forte Al Musmak in Deera Square a Riad, sede del Comitato per l'imposizione della virtù e l'interdizione del vizio.

Etimologia

"Mutawwiʿîn" (plurale di mutawwiʿ) originariamente era un sinonimo per indicare i poliziotti religiosi dell'Arabia Saudita.[2] In questo Paese, il termine appropriato per indicare la polizia religiosa saudita è هيئة "hayʾa" che in arabo significa "commissione, ente, comitato" e che è una versione abbreviata per l'"Ente per la promozione della Virtù e la prevenzione del Vizio" che serve come infrastruttura mirata al proselitismo e al rafforzamento dei principi del Wahhabismo, ma è il termine "Mutawwiʿ" è quello che identifica generalmente l'organizzazione fuori dell'Arabia Saudita.

Note

  1. ^ La terminologia usata esprime assai più di quello che appare a un primo e superficiale sguardo. L'espressione risale al Mutazilismo, ma esprime un principio profondo dell'Islam che - sulla scorta del legato culturale preislamico - indica come virtuoso rifarsi alla tradizione, a ciò che si conosce (marʿūf), a quello che in linguaggio classico si chiama adab, ossia la consuetudine positiva. L'esatto contrario - l'ignoto (munkar), la novità che non si radica nella tradizione nota, nel patrimonio consuetudinario - è invece negativo. Questo non significa che l'Islam sia ostile alle novità, come osserva qualche ignaro ma malizioso commentatore, dal momento che il progresso (taqaddum) o l'innovazione (tajdīd) sono considerati in modo assolutamente positivo. È solo l'innovazione sganciata dalla cultura islamica di riferimento ad essere considerata perniciosa.
  2. ^ Storicamente era il personale incaricata di istruire i beduini, facendo loro rispettare le prescrizioni sciaraitiche.

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