Meleagro, molto probabilmente di pelle nera,[1] era figlio di Eucrate, e nacque a Gadara – oggi Umm Qais –, città della Giordania che sotto il regno dei Seleucidi era diventata un notevole centro di cultura ellenica.
In gioventù aderì al cinismo[2] e scrisse dialoghi di contenuto leggero nel genere della satira. Si trasferì poi a Tiro e in vecchiaia prese dimora a Kos (Coo), dove terminò i suoi giorni intorno al 60 a.C.
Opere
In gioventù compose un'opera intitolata Le Càriti e delle satire menippee, di cui è pervenuto soltanto qualche titolo (ad esempio, la Comparazione del pisello con la lenticchia); come il solo titolo ci è noto di una sua opera dossografica in 5 libri[3] sulle opinioni dei filosofi (Περὶ δοξῶν)[4].
L'epigramma di Meleagro trae spunto dalla lirica corale arcaica, di cui mutua le occasioni e le circostanze: i carmi simposiali e amorosi sono testimonianza non di reali conviti e banchetti ma di un gioco letterario, tipicamente alessandrino, volto al recupero di quelle antiche forme ormai perdute, con un senso museologico e profondamente storico della poesia. I sentimenti non sono mai piatti ma sempre osservati in maniera completa e profonda, solo talora con l'impiego di un lessico ampolloso.