La matzah (o matzà in ebraicoמַצָּה?, pronuncia mazzà; pl. matzot), nota anche come matzo, matzos[1] in yiddish, è il pane non lievitato (o azzimo: a base di farina e acqua) proprio della cucina ebraica, che è consumato quale alimento rituale nella festa di Pesach (Pasqua ebraica).
Significato religioso
L'uso tradizionale come cashrut durante Pesach è in ricordo del frettoloso abbandono delle case in occasione dell'uscita dall'Egitto durante il quale, secondo il libro biblico dell'Esodo e la tradizione orale, gli ebrei non ebbero il tempo di lasciar lievitare il pane prima di cuocerlo.
Vige l'obbligo di cibarsi di Matzah anche a Pesach shenì, il 14 del mese di Iyar.
Preparazione
Viene preparata miscelando la farina con l'acqua, senza l'aggiunta di lievito o altri ingredienti come il sale e mettendo l'impasto in forno. Un tipo particolare di matzah è la matzah shemura in cui il controllo dell'assenza di lievitazione si estende anche alla fase di conservazione del grano, prima e dopo la macinazione.
Solitamente preparata in sottili fogli di forma quadrata, nella tradizione della cucina ebraica italiana esiste anche in forma di "panetti" relativamente spessi.
«L'imperatore Rodolfo II, nonostante fosse un uomo erudito, era intollerante con chiunque non professasse la fede cattolica. Perseguitò i Protestanti e ancor più gli Ebrei, accusati di usare sangue cristiano per impastare le mazzot, il pane non lievitato della Pasqua.»
Note
^Dal greco mazērós, aggettivo di mâza ‘focaccia, pane dʼorzo’ (da cui il latino măssa(m) > it. massa), è invece l'arcaico mazzero (lo Zingarelli 2021: s. vv. «massa» e «mazzero»).
Bibliografia
Isaac B. Singer, Il Golem, traduzione di C. Calabi, Milano, Salani, 1990, p. 95.