Mattia De Mare (Matthias Georgius de Mare)[1] era figlio di Santolo (seu Alexandro) e Catharina Capasso e si formò artisticamente quasi sicuramente in ambienti napoletani. Secondo Olivier Michel[2], la sua formazione è avvenuta nella bottega di Carlo e Nicola Mercurio[3][4] ma non si hanno certezze in merito. Sappiamo che il De Mare prese il sacramento della confermazione nel 1723 presso la Cattedrale di San Paolo di Aversa retta dal vescovo Innico Caracciolo (1642-1730) e che il suo padrino di battesimo era un tal Marcus De Christiano di cui non si hanno altre notizie.
Nel 1736 l'artista si trasferisce a Roma e, dopo qualche anno, il 7 ottobre 1748, il pittore sposa nella Chiesa di Santi Simone e Giuda, Geltrude Nicola Petroschi, figlia dell'incisore Giovanni Petroschi. Il matrimonio avviene probabilmente nel momento in cui l'artista si è già affermato e può permettersi di sfamare una famiglia, perché i Petroschi non sembrano ricchi; infatti Geltrude Nicola riceve una dote di 30 Scudi dall'Arciconfraternita della Santissima Annunziata come avveniva all'epoca per molte ragazze indigenti.
Le prime sue opere rinvenute finora risalgono ai primi anni cinquanta del Settecento facendo pensare, se non ad una più tarda formazione, ad un perfezionamento della stessa precedentemente avvenuto in ambienti provinciali tanto che, altri autori e fonti[5] lo annoverano tra gli "scuolari del celebre cav. Conca" riferendosi al maestro di GaetaSebastiano Conca, che tuttavia lasciò Roma nel 1752.
Gesù Bambino che appare a Sant'Antonio di Padova, 1770-72, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, Arezzo
Gesù Bambino che appare a Sant'Antonio di Padova 1770-72, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, Arezzo
La Madonna e i SS. Caterina V. e M. e Donato, 1770-72, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, Arezzo
San Donato vescovo e patrono di Arezzo, Chiesa di Sant’Agostino, Arezzo
L'Annunciazione, Basilica di San Vicinio, Sarsina (Forlì-Cesena)
San Filippo riceve lo Spirito Santo nelle catacombe, 1753, Oratorio di San Filippo, Civitella di Romagna (Forlì-Cesena)
Celestino V rinuncia alla Tiara, 1752, Chiesa di S. Michele Arcangelo (già San Benedetto), Bari[7]
San Vito Martire tra i Santi Modesto e Crescenza, 1753, Chiesa di S. San Vito, Ostuni (Brindisi)[8]
Madonna di Loreto, Sant'Emidio e Santi, 1759, Venarotta (Ascoli Piceno)
Virzen de Luz, 1763, Parroquia dell’Assunciòn, Jodar[9]
Virgen Dolorosa (olio su rame), collezione privata, Spagna[10]
Beato Giovanni Marinoni - incisione, Biblioteca Nazionale di Parigi, Parigi
Ritratto di Padre Francisco de Castillo, Lima
Gesù bambino incorona San Giuseppe, 1754, collezione privata[11]
Madonna con Angeli e i tre chiodi della Croce, 1754, collezione privata[12]
Note
^Volume VI del libro dei battesimi conservato presso l'archivio della parrocchia di S. Croce in San Cipriano d'Aversa, nel quale si legge che è stato battezzato il 23 aprile del 1712 e la sua madrina era Catharina Mancino.
^Michel Olivier, La décoration de la chapelle de s. Gaétan de Thiene à Sant'Andrea della Valle par les peintres Mattia De Mare et Alessio D'Elia, 1764-1770. In:, Vivre et peindre à Rome au XVIIIe siècle [recueil d’articles] Rome: École Française de Rome, 1996. pp. 535-553. (Publications de l'École française de Rome, 217)
^Eduardo Nappi, Ricerche sul '600 napoletano: catalogo delle pubblicazioni edite dal 1883 al 1990, riguardanti le opere di architetti, pittori, scultori, marmorari ed intagliatori per i secoli XVI e XVII, pagate tramite gli antichi banchi pubblici napoletani, L & T, 1992, Napoli
^Marco Di Mauro, Un contributo su Carlo Mercurio e la sua bottega aversana in Rassegna Storica dei Comuni, Vol. 24 a. 2010, pagg. 225-28
^V. Hyde Minor, References to artists and works of art in Chracas’ Diario ordinario – 1760- 1785, in «Storia dell’Arte», 46, 1982 p. 38; Chracas Diario, n. 8208, pp. 4-6, 27 ottobre 1770
^Angela Melpignano, La Chiesa cli San Michele Arcangelo (già di San Benedetto) di Bari, in Arte Cristiana, vol. XC, fasc. 811, 2002, pag. 281-288 Bari, Chiesa di San Michele | ITC – CNR