Occupata l'intera Germania settentrionale e centrale fino all'Elba, mancava soltanto la parte meridionale, ovvero la Boemia, per completare l'opera di conquista dell'intera area germanica. Era necessario, pertanto, annettere anche il potente regno dei Marcomanni di Maroboduo. Tiberio aveva progettato tutto e nel 6 cominciava questa campagna che credeva, l'ultima.[2][3]
Una volta liberate le province romane di Rezia, Norico e Pannonia, dopo duri e ripetuti scontri nel corso di oltre un anno di guerra (nel 170/171). Marco Aurelio decise di passare al contrattacco nel 172, penetrando in territorio germanico, risalendo i fiumi:
E mentre Marco stava cominciando la sua ultima campagna contro le popolazioni della piana della Tisza nel 175, giunse all'imperatore la triste notizia che Avidio Cassio, governatore di Siria, si era ribellato e autoproclamato imperatore in buona parte delle province orientali. Marco Aurelio fu costretto ad abbandonare la guerra contro gli Iazigi e le popolazioni della piana della Tisza e recarsi in Oriente per affrontare Avidio Cassio e metter fine alle sue pretese al trono.
La rivolta di Avidio Cassio sospendeva per la seconda volta la guerra contro le popolazioni sarmatiche e suebe. La Historia Augusta ricorda, infatti, che Marco avrebbe desiderato fare della Marcomannia e della Sarmatia due nuove province,[1] ma l'impero era troppo debole per poter assorbire delle terre germaniche.
Sappiamo che nel 358, l'imperatore Costanzo II, decise di recarsi a Brigetio, trasferendo lì i propri quartieri generali. Egli era intenzionato a spegnere gli ultimi focolai di guerra presso i Quadi, che si agitavano ancora nelle regioni circostanti. Il loro capo Vitrodoro, figlio del re Viduario, ed il vassallo Agilimundo, oltre ad altri nobili e notabili, che erano a capo di quei popoli, all'apparire dell'esercito nel "cuore del loro regno", si gettarono ai piedi dei soldati romani ed ottennero il perdono, consegnando i loro figli come ostaggi e promettendo che sarebbero rimasti fedeli ai patti.[11]
«L'imperatore, pertanto, era avanzato a marce forzate […] e dopo aver trucidato persone di ogni età, che il suo improvviso attacco aveva colte di sorpresa […], e dopo averne incendiato i villaggi, ritornò con tutti i suoi soldati incolumi, trattenendosi ad Aquincum, poiché l'autunno stava per terminare.»
^T.KolnÍk, Zum anteil del militäreinheiten beim aufbau der sogenannten römischen stationen im mittel-danubischen barbaricumin, in 16th International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di W.Groenman-van Waateringe, B.L.van Beek, W.J.H.Willems e S.L.Wynia, Exeter 1997, pp.417-423.