Il corteo è organizzato dai docenti e dagli studenti della facoltà di Belle Arti dell'Università di Dacca.[2]
Il festival è considerata un'espressione dell'identità secolare della popolazione bengalese e come un modo per promuovere l'unità.[3] È stato dichiarato come patrimonio immateriale dall'UNESCO nel 2016,[4] e incluso nella lista rappresentativa del patrimonio dell'umanità.[5][6]
Etimologia
L'espressione bengalese Mangal Shobhajatra significa letteralmente "processione per un buon inizio".[7]
All'epoca, il paese era sotto una dittatura militare e subiva gli effetti di devastanti inondazioni. Nel 1990 a Dacca scoppiò una rivolta di massa durante la quale morirono molte persone, incluso Noor Hossain.[10][11]
Gli studenti della Facoltà di Belle Arti dell'Università di Dacca decisero allora di manifestare contro il regime, organizzando il Mangal Shobhajatra durante il Pohela Boishakh.[12][13][14]
Sfilata
Ogni anno, migliaia di persone prendono parte alla sfilata, in cui sono presenti grandi rappresentazioni di uccelli, pesci, animali e altri temi. Il raduno simboleggia l'unità, la pace, e l'allontanamento dal male in modo da consentire il progresso[5][6], considerato un'espressione dell'identità secolare del popolo bengalese, unendo il paese senza discriminazioni di classe, età, credo religioso o sesso.[3]
Riconoscimento UNESCO
«La manifestazione simboleggia l'orgoglio della popolazione del Bangladesh per il loro patrimonio vivente, così come la loro forza e coraggio di combattere le forze sinistre, e la loro rivendicazione della verità e della giustizia.»
(Comitato intergovernativo sulla salvaguardia del patrimonio immateriale dell'UNESCO[12])
Nel 2014 la Bangla Academy presentò la candidatura, poi approvata dal Ministero della cultura del Bangladesh che la inoltrò all'UNESCO.[12] Il 30 novembre 2016 il festival Mangal Shobhajatra è stato infine riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dal Comitato intergovernativo sulla salvaguardia del patrimonio immateriale dell'UNESCO alla sua 11ª sessione, tenutasi ad Addis Abeba in Etiopia.[12][14]
Note
^ Haroon Habib, Dramatic dawn, in The Hindu. URL consultato il 30 novembre 2016.