Manfred Thaller

Manfred Thaller (Feldbach, 18 marzo 1950) è uno storico e docente austriaco.

Biografia

Thaller si è addottorato in storia moderna presso l'Università di Graz nel 1975.[1] Ha proseguito gli studi come ricercatore in sociologia empirica presso l'Institut für die Wissenschaften vom Menschen di Vienna. Nello stesso periodo fu coinvolto in progetti di ricerca sulla storia della famiglia e della vita quotidiana nel Medioevo.

Dal 1978 ha lavorato come ricercatore presso l'Istituto Max Planck di storia a Gottinga. A Gottinga fu responsabile della progettazione e dell'implementazione di un database per gli studi storici chiamato "kleio", che fu ebbe molto successo e divenne la base per una serie di progetti di ricerca.[2] Nello stesso periodo condusse ricerche sulla metodologia della storia digitale. Nel 1984 ottenne una cattedra in Historical Computer Science all'Università Georg-August di Gottinga.

Dal 1991 al 1994 Thaller è stato presidente dell'Association for History and Computing.

Nel 1995 ottenne una cattedra di “Informatica storica” presso l'Università di Bergen in Norvegia. Dal settembre 1997 al febbraio 2000 è stato direttore del centro di ricerca sull'informatica umanistica dell'Università di Bergen.

Dal marzo 2000 è professore di “elaborazione delle informazioni storico-culturali” presso l'Università di Colonia. Ha curato la digitalizzazione dei manoscritti medievali della Biblioteca Diocesana e della Cattedrale di Colonia (Codices Electronici Ecclesiae Coloniensis o CEEC).[3]

Teorie

Thaller ha identificato quattro possibili formati di visualizzazione delle fonti digitalizzate: le metafonti illustrative, un formato di visualizzazione che permetta di decidere se consultare eventualmente l'originale per ottenere maggiori informazioni; le metafonti leggibili, con accesso alla totalità dell'informazione del documento originale; le metafonti paleografiche, un formato di lettura che permetta la leggibilità estrema fino alla possibilità di verificare il cambiamento dell'autore nella scrittura in un codice medievale (ductus); infine, le metafonti migliorative, per accedere a informazioni invisibili all'occhio nudo sull'originale analogico, ad esempio la scoperta di minuscole correzioni dello stile di scrittura proprio di un amanuense.

Note

Collegamenti esterni

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