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Con il termine macrocefalia (dal greco anticoμακρός, macro, "lunga, grande"; κεφαλή, kephalē, "testa"), in anatomia patologica umana, si indica una dimensione del cranio superiore al 97° percentile del gruppo di confronto di pari età e stesso sesso.
La macrocefalia, se idiopatica, di solito non è accompagnata da alterazioni significative dell'intelligenza; può essere presente ritardo mentale, invece, se la macrocefalia è conseguenza di idrocefalo.
In passato, alcune tribù e popoli (come gli Unni in Europa e i Chinook in America Settentrionale) praticavano la modifica della forma del cranio per scopi estetici. I Maya usavano accessori speciali sui quali la testa era fissata per mezzo di due pannelli di legno. Le deformazioni del cranio erano già state osservate nei reperti degli uomini di Neanderthal nella grotta Shanidar in Iraq (43.000 a.C. circa).[3]Ippocrate riferì di un popolo che lui stesso definì Macrocefali o Individui dalla testa allungata:[4] nel caso di questa popolazione, alcune bende venivano avvolte intorno alla testa dei bambini per guidare lo sviluppo del cranio (ancora morbido per via della mancata chiusura delle suture) verso la forma desiderata.[5]
Note
^(DE) Makrokephalie, in Meyers Konversationslexikon, vol. 11, Lipsia, 1889, p. 137.