Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Lussazione delle falangi
Lussazione dell'articolazione interfalangea distale del terzo dito della mano, prima (immagini a sinistra) e dopo (immagini a destra) la riduzione. Si noti che la lussazione non può essere vista nella proiezione AP (antero-posteriore) come è evidente osservando la seconda immagine da sinistra.
Con il termine lussazione delle falangi ci si riferisce alla fuoriuscita, ovvero allo spostamento permanente delle superfici articolari delle articolazioni falangee, più spesso quelle della mano e più raramente anche del piede. Molto spesso la lussazione di un'articolazione falangea si accompagna a lesioni ed interessamento delle strutture e dei tessuti molli adiacenti. Queste lesioni sono estremamente comuni in coloro che praticano sport, ed in particolare in quelle attività sportive che prevedono contatti anomali con il pallone, con o senza contrasto con un avversario.[1] La lussazione dell'articolazione interfalangea prossimale, ad esempio, che spesso si associa a lesioni capsulo-legamentose e/o rottura dell'apparato estensore, si verifica con relativa facilità in sport come la pallavolo, la pallacanestro e la pallanuoto.[2][3]
Instabilità dell'articolazione (in presenza di una lesione legamentosa)
Il medico deve sempre attentamente valutare la mano per determinare il punto di massima dolorabilità e soprattutto per valutare la stabilità dell'articolazione. La stabilità si determina esercitando delle sollecitazioni in senso radiale o ulnare.
Diagnosi
La diagnosi può essere semplicemente clinica ma può essere completata dal ricorso alla diagnostica per immagini.
Radiografia base: deve comprendere le proiezioni laterale, antero-posteriore e, se necessario, anche obliqua della mano. Il confronto permette un'adeguata valutazione dei rapporti ossei ed articolari.
Radiografie in stress: sono indicate in alcuni casi particolari, specialmente quando si sospettino lesioni legamentose.
Artrografia: questo esame comprende l'esecuzione di una radiografia dopo aver inserito un mezzo di contrasto nell'articolazione interessata. È probabilmente l'esame più opportuno per identificare sia la natura che la sede precisa di un'eventuale lesione legamentosa.
Complicanze
Lesione dei legamenti collaterali (particolarmente nelle lussazioni laterali)
Lesioni delle benderelle centrali
Lesioni della placca volare
Lesioni ossee
Trattamento
Nelle lussazioni non complicate è spesso sufficiente eseguire una riduzione a cielo chiuso, informando il paziente che è necessario osservare un adeguato periodo di riposo, applicare del ghiaccio e mantenere l'articolazione elevata al fine di favorire la riduzione dell'edema e della tumefazione.
La correzione dell'allineamento, la più anticipata possibile, e la protezione della zona lesa facilita la ripresa precoce del movimento articolare e massimizza il recupero funzionale.
In caso di dolore si può ricorrere all'assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o di analgesici. Il dosaggio, all'interno delle dosi massime consigliate, è necessariamente individualizzato.
Il paziente deve essere informato della necessità di una assoluta immobilizzazione dell'articolazione al fine di conseguire la guarigione completa e la stabilità.
Nelle lesioni legamentose è assolutamente necessario immobilizzare la parte ricorrendo alla cerottatura, molto valida in caso di lesioni dei legamenti collaterali, od alla applicazione di uno splint, in caso di lesione della placca volare o palmare.[4]
In caso di rottura delle benderelle centrali il paziente deve essere immobilizzato in estensione nell'articolazione colpita. Successivamente si può dover ricorrere ad una serie di gessi.[5][6]
Nei casi più gravi, e cioè di fronte ad una lussazione aperta od irriducibile, può essere necessario provvedere ad un intervento chirurgico.
Terapia fisica e riabilitatoria
Una volta raggiunto l'obiettivo della stabilità dell'articolazione, è necessario programmare ed iniziare esercizi progressivi riabilitatori, sia passivi che attivi.[7][8]
^ FC. McCue, K. Meister, Common sports hand injuries. An overview of aetiology, management and prevention., in Sports Med, vol. 15, n. 4, aprile 1993, pp. 281-9, PMID8460290.
^ SJ. Chinchalkar, BS. Gan, Management of proximal interphalangeal joint fractures and dislocations., in J Hand Ther, vol. 16, n. 2, pp. 117-28, PMID12755163.