Luigi Tulumello

Luigi Tulumello
Luigi Tulumello in un’immagine di Giuseppe Incorpora, fotografo della Real Casa
Barone di Gibellini
Stemma
Stemma
In carica1869 –
1909
PredecessoreGiuseppe Tulumello
SuccessoreGiuseppe Maria Luigi Tulumello
Nome completoLuigi Maria Giuseppe Tulumello di Galassi
TrattamentoDon
Altri titoliBarone di Galassi
NascitaRacalmuto, 29 luglio 1850
MorteRacalmuto, 1909
Luogo di sepolturaCimitero di Racalmuto
DinastiaTulumello
ReligioneCattolicesimo

Luigi Maria Giuseppe Tulumello, barone di Gibellini (Racalmuto, 29 luglio 1850Racalmuto, 1909) è stato un letterato, giurista e politico italiano.

Luigi Tulumello

Sindaco di Racalmuto
Durata mandato1889 –
1907

Dati generali
Partito politicoDestra storica
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Palermo
ProfessionePossidente

«Questo Sindaco, avvocato commendatore barone Luigi Tulumello, alla facondia del dire, alla sua cultura letteraria, ai suoi studi di scienze sociali, sposa con mirabile armonia la più esemplare scrupolosità dei suoi atti amministrativi…»

Biografia

Nacque a Racalmuto il 29 luglio 1850, rampollo di un’antica famiglia nobile siciliana: suoi genitori furono Giuseppe Tulumello e Mariangela Messana.[1][2] Alla prematura morte del padre, avvenuta nel 1869, il giovane ne ereditò i titoli.

Effettuò i suoi studi presso la facoltà di legge dell'Università degli Studi di Palermo, città in cui visse per alcuni anni.

L'attività intellettuale

Nel capoluogo siciliano, infatti, ebbe l'opportunità di conoscere molte figure di spicco del suo tempo, tra cui Giuseppe Pipitone Federico, direttore della prestigiosa rivista Il momento[3][4] ed altri eminenti intellettuali siciliani.

Oltre a ciò, collaborò anche sulla rivista La scuola moderna, fondata dallo stesso Pipitone Federico: di ciò sarebbe prova l'articolo "Sul metodo storico", pubblicato sul numero del 26 dicembre 1886. Al contempo, la pubblicazione di numerosi saggi di sociologia.

Le guerre in Africa

Fu chiamato a combattere nella guerra d'Etiopia con il grado di Caporale, in cui si distinse nella celebre battaglia di Adua.

Tali eventi saranno ricordati in un libello di poesie denominato appunto "Africa", edito a Palermo nel 1897 con una prefazione curata proprio dall'amico Pipitone Federico; nello stesso periodo, un libro simile fu scritto anche da Mario Rapisardi.

«Egli era poeta, ottave scrisse sulle prime imprese africane.»

A testimonianza del suo valore, nel 1894 ricevette una medaglia commemorativa.

La politica

Nella propria carriera politica, fu sindaco di Racalmuto per diciotto anni pressoché ininterrotti, dal 1889 al 1907, durante i quali finanziò personalmente diversi progetti di sviluppo.

La repressione dei fasci siciliani, avvenuta tra la fine del 1893 e l'inizio dell'anno successivo ad opera di Francesco Crispi, i quali erano motivo di forti scontri nel paese, favorirono la scrittura di un poema a questi dedicato.

«Precursore di qualche vate dell’era fascista, scrisse anche un poema sulle quasi divine origini di Francesco Crispi: per cui la sua fama, oltre che di uomo saggio, di chiaro poeta, viva resta nei regalpetresi.»

La sua amministrazione fu caratterizzata da un forte coinvolgimento della comunità e dalla promozione di eventi festivi e culturali.[5]

«Lo stesso Luigi Tulumello attribuiva la sua lunga amministrazione alla propria capacità di coinvolgere il popolo. Le feste, in particolare, erano diventate fantastiche sotto la sua reggenza.»

Gli ultimi anni

Nel 1893, per affrontare il problema dello zolfo in Sicilia, Tulumello esortò Ignazio Florio jr. alla creazione di una commissione presieduta dallo stesso Florio e composta dai più grandi proprietari minerari dell’epoca, di cui- oltre, ovviamente, allo stesso Tulumello- facevano parte anche il barone catenese Antonino Spitaleri di Muglia, gli industriali Luigi Giordano di Caltanissetta e Giulio Sartorio di Palermo. Gli incontri, che videro protagonista proprio il Tulumello, si effettuarono presso il consolato francese a Girgenti. [6]

Nello specifico, egli si prefiggeva: di istituire a Girgenti una banca delle miniere; di formare un sindacato che formasse un prezzo minimo ai solfati e ne limitasse la produzione; ovviare agli scioperi e ai disordini frequenti attraverso un miglioramento delle condizioni nelle miniere.

Tuttavia, l’iniziativa fallì a causa del disinteresse della classe politica siciliana.[7]

Attorno al 1897, ricevette nella propria tenuta di Bompensiere la nobildonna inglese Louise Hamilton Caico, per matrimonio contessa di Montedoro, la quale in seguito riportò dell'incontro nel suo volume Sicilian Ways and Days, edito a Londra nel 1907.

Nel 1905 fu testimone di nozze della marchesa Auretta Salvo di Pietraganzili, figlia dell'amico Giuseppe Salvo Cozzo, allora direttore della Biblioteca Nazionale di Palermo.

Morì a Racalmuto nel 1909.

Onorificenze

Note

  1. ^ Silvano Messina, Il passaggio del testimone, Booksprint, 17 agosto 2023, ISBN 978-88-249-9166-7. URL consultato il 10 giugno 2024.
  2. ^ Fu, inoltre, gemello con Maria
  3. ^ Giornale della Reale Società ed Accademia italiana - Risultati della ricerca, su search.worldcat.org. URL consultato il 10 giugno 2024.
  4. ^ Giuseppe Saja, Il Momento: identità d'una rivista di fine Ottocento con gli indici del periodico (1883-1885), S. Sciascia, 2004, ISBN 978-88-8241-197-8. URL consultato il 10 giugno 2024.
  5. ^ https://asagrigento.cultura.gov.it/fileadmin/risorse/Patimonio_Documantario/18_Atti_del_gabinetto_della_Prefettura.pdf
  6. ^ L’Echo Des Mines et De La Metallurgie, 4/06/1893, pag. 11
  7. ^ L’Echo Des Mines et De La Metallurgie, 4/06/1893, pag. 11

Voci correlate