Il giovane Amleto vaga nel suo castello, indeciso se avere o no dolci approcci sessuali con le sue fanciulle, considerato che ha già rapporti amorosi con sua sorella Lucrezia Borgia (Lucia Prato).
Dopo che il consorte, già cagionevole di cuore, muore a causa dei rapporti sessuali con la cameriera Giovanna (Giovanna Chicco), Lucrezia si consola con un rapporto a tre assieme ad un marchesino. Poco dopo Beatrice D'Este (Carmen Di Pietro) istituisce lo Ius Primae Noctis e incita un maniscalco allo stupro di una vergine. Lucrezia uccide, trama ed avvelena gli amanti, compreso il Conte Sciarra, con del vino guasto.[1]
Nel frattempo Beatrice partecipa a orge, ha rapporti sessuali con diversi personaggi e seduce un messo papale dopo averlo accolto nuda in letto. Infine è accusata di tradimento e bandita dai territori pontifici, ma viene stuprata dagli sgherri del Papa lungo il tragitto.
Accoglienza
Critica
«Squallido film pornografico in cui il nome di Lucrezia Borgia è solo un pretesto, con gli interpreti maschili sempre vestiti, anche quando mimano improbabili atti sessuali, e interpreti femminili sempre nude, anche nelle situazioni meno opportune.»
(Il mito di Lucrezia Borgia nell'età contemporanea, atti del convegno nazionale di studi, 2003, p. 201.)
«Lo spettatore che si dovesse sottoporre alla visione del titolo in questione dovrebbe essere consapevole di andare incontro ad un vero e proprio supplizio, malgrado gli appena 82 minuti di durata. [...] Dissolvenze terribili, zoomate inutili e fuori fuoco allegri scandiscono i fotogrammi; gli attori, come è facile intuire, sono di prima classe (....povero Muller!), il doppiaggio regala momenti di assenza, nei quali si va in presa diretta, ed il montaggio mette assieme copule e narrazione senza alcuna logica e coerenza. I personaggi spuntano come funghi, non vengono presentati e non si capisce il perché delle loro azioni. Si fatica un bel po' a rimettere insieme i cocci, nel disperato tentativo di dare un senso logico al susseguirsi di natiche e pettorali in bella mostra»
(Lucrezia Borgia (aka Le Castellane), su cineraglio.it.)
In relazione al personaggio di Beatrice d'Este:
«Solo il pensiero fa venire agli storici la pelle d'oca alta un centimetro... In realtà, attraverso il recupero camp - nel suo significato postmoderno - dell'iconografia di Beatrice d'Este, la Duchessa si incarna nell'erotic-body della Di Pietro e resuscita...»
(Giulia Cacopardo, La duchessa coi tacchi a stiletto, Ethos Edizioni, p. 5.)