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I Lucardesi o Da Lucardo oppure Donzelli da Poneto (o Poneta) furono una nobile famiglia dell'aristocrazia fiorentina[1][2][3][4][5].
Storia
Erano originari del castello di Lucardo, nel comune di Montespertoli, e vantavano antichissime origini. Secondo Cosimo della Rena il loro capostipite fu Teodorico Da Lucardo che nel 1070 era signore dell'omonimo castello. Appartenevano alla fazione guelfa e dopo la battaglia di Montaperti abbandonarono Firenze. In seguito rientrarono in città e risultavano iscritti nel sesto di San Piero Scheraggio. Nel 1292 vennero dichiarati grandi e come tali furono esclusi dalle magistrature di Firenze dove sembra che abitassero già nel periodo della prima cerchia muraria medievale (X secolo).
Furono patroni delle chiese di Santa Cristina e San Piero a Salivolpe, nei cui pressi Ricoverino Lucardesi e i suoi figli ebbero distrutta una torre e due palazzi dai ghibellini a seguito della battaglia di Montaperti. Nel 1298 Giovanni Lucardesi fu pievano della chiesa di San Pancrazio.
Ma il personaggio più importante nella storia di questa famiglia fu Francesco Giovanni Paolsanti che fu il segretario di Ferdinando I, Cosimo II e Ferdinando II. Veniva soprannominato L'Indiano perché si era recato per due volte in India per conto della famiglia Medici.
Dalla famiglia Medici ricevettero anche una specie di investitura feudale (non assoluta né tantomeno indipendente) sul castello avito di Lucardo. Tale investitura venne abolita dal granduca Pietro Leopoldo in virtù delle sue leggi liberali.
Gli ultimi quattro esponenti viventi della famiglia sono Paolo, sua sorella Donata, e i figli di Paolo, Giovanni e Ilaria.
Stemma
Lo stemma della famiglia dei Lucardesi si può ancora ammirare murato nel castello di Lucardo; è anche archiviato nello Stemmario reale di Baviera.[6]
Lo stemma della famiglia "Da Lucardo"[1] è descritto anche nei seguenti modi: d'azzurro a tre bisanti d'argento, caricati ognuno di una stella a otto punte d'oro, posti 2, 1; oppure d'azzurro, a tre rose d'argento, poste 2, 1.[1][2][4][10]
Ancora un altro stemma della famiglia Lucardesi si può trovare sempre a Montespertoli (Firenze), ma con stelle a sei punte: con tre bisanti, caricati ciascuno di una stella a sei punte, posti 2, 1 (datato intorno al 1689); nello stemma sono incise le lettere maiuscole "P. P." in alto e "L" in basso[11].
Piero Guelfi Camajani indica la stella come annuncio del Salvatore o guida sicura per i naviganti nella notte.[12] Pertanto la stella a otto punte può essere sostituita con la ruota a otto raggi (o razze), ossia la raffigurazione del timone che serve a navigare nella notte (nelle tenebre). Sempre Piero Guelfi Camajani indicava in maniera generica la stella come simbolo di azioni magnanime, fama e splendore di nobilità[13], rappresentate dalle tre stelle che splendono nella notte oppure dalle tre ruote che navigano sulla retta via indicata dalla trinità.
Dato che si tratta di una famiglia guelfa, che fece molta carriera in ambito religioso[14], sarebbe opportuno considerare la stella o ruota a 8 raggi (talvolta sei raggi)[11], anche col significato dell'araldica ecclesiastica. Indica le tre virtù teologali (infuse nell'uomo da Dio): fede, speranza e carità. Probabilmente è per questo motivo che le stelle o ruote sono tre: virtù che sono guidate o portate dalla Trinità (Dio padre, Gesù figlio e Spirito Santo).
Note
^abcd Dino Compagni, Isidoro Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica: Il testo della Cronica riveduto sui manoscritti e commentato (anno 1879), 1879, pp. 268.
«7 Neri da Lucardo. I da Lucardo, o Lucardesi, che nella Cronica mali spiniana sono anche chiamati Donzelli da Poneto (Lucardo e Poneto, oggi Poneta, son due contrade della Val d'Elsa) erano antica famiglia di Grandi guelfi del Sesto di san Piero Scheraggio. Neri o Rinieri è ricordato anche appresso, VIII, in fine.»
^ab Cosimo della Rena, Della serie degli antichi duchi e marchesi di Toscana con altre notizie dell'imperio romano e del regno de' Goti e de' Longobardi, 1690, p. 23.
«Quei da Lucardo, o Lucardesi, e in altro modo i Donzelli da Da Poneto, che ora a pena fon viui, benché in effere il lor Castello sia, con l'Arme loro delle trè Stelle in trè cerchi, o più tosto, come si vede in rilievo, segnate sopra trè mezze palle:»
^ Ricordano Malespini, Giacotto Malespini, Vincenzio Follini, Storia fiorentina di Ricordano Malispini col seguito di Giacotto Malispini dalla edificazione di Firenze sino all'anno 1286, 1816, pp. 328.
«Quelli da Lucardo furono antichi gentili uomini di Contado, non questi Lucardesi, che si chiamano da Lucardo, anzi sono quelli ch'erano chiamati i Donzelli da Poneto, e questi sono i diritti Lucardesi.»
^abc Carlo Baldini, Pievi, parrocchie e castelli di Greve in Chianti, 1979, p. 341.
«Donzelli da Poneta o, anche, soltanto «da Poneta» con stemma: «Partito d'azzurro e d'argento, alla banda d'oro attraversante»»
^ Marchiònne (di Coppo Stefani.), Ildefonso (di San Luigi), Istoria Fiorentina (Volume 3), vol. 3, 1777, p. 280.
^ Pietro Prezzolini, Storia religiosa del popolo fiorentino dai primi tempi fino a noi, vol. 2, 1857.
Bibliografia
Cosimo della Rena, Della serie degli antichi dvchi e marchesi di Toscana con altre notizie dell'Imperio romano e del regno de' Goti e de' Longobardi, Firenze, Tipografia Cocchini, 1690.