Nacque nel 1362 a Firenze, figlio del mercante Antonio Ridolfi (morto nel 1385), discendente del capostipite Ridolfo e proveniente dalla Val di Pesa, attivamente impegnato nella politica fiorentina nel partito dei guelfi e per questo più volte perseguitato, fino a essere esiliato.[1]
Dopo alcuni mesi, nei quali fece da lettore all'università bolognese, tornò in patria per sposare Caterina Barucci detta Pichina, in un matrimonio combinato dal fratello, e continuare a insegnare.[1]
Dal 1393 in poi, mentre le sorti politiche ed economiche della famiglia Ridolfi si risollevavano, Lorenzo ebbe incarichi politici sempre più rilevanti: fu inviato come ambasciatore di Firenze presso papa Bonifacio IX e nel 1394 divenne priore delle Arti di Firenze, ricoprendo negli anni successivi tutte le maggiori magistrature cittadine.[1]
Nel 1402 scrisse la sua opera più importante, il trattato De usuris et materia Montis; negli anni successivi abbandonò l'attività accademica per dedicarsi alle più remunerative consulenze.[1] Partecipò a varie missioni diplomatiche, allo scopo di contrastare la crescente potenza del ducato di Milano ed espandere i territori di Firenze, culminate con l'alleanza stretta con la Repubblica di Venezia.[1] Ridolfi ebbe inoltre un ruolo di rilievo nella predisposizione del Concilio di Pisa del 1409, indetto per comporre lo scisma d'Occidente.[1]