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Lontano che vai, è il settimo album di Sergio Caputo, pubblicato nel 1989 dalla CGD.
Descrizione
Reduce dalla sua seconda partecipazione sanremese, dove arrivò ultimo con Rifarsi una vita, Caputo sembra volere spiccare verso suoni nuovi che non siano necessariamente riconducibili a un ambito jazzistico o ad atmosfere fumose e notturne. Si fa meno visibile un filo conduttore, mentre sono meno frivole le tematiche, per l'album forse più "terreno" dell'opera di Caputo, il cui protagonista, se c'è, sembra avere lo stesso interlocutore, o meglio interlocutrice, a cui rivolgersi.
Nuovi percorsi musicali sono sperimentati, alcuni saranno sviluppati nell'album seguente. Brano di punta è Dammi di più, un'altra delle poche canzoni "da-uomo-a-donna", il cui dialogo, sotto altre forme musicali, sembra svilupparsi in Foschia, completarsi in Rifarsi una vita e risolversi in Disneyland, il cui titolo rappresenta forse l'unica fuga verso il fantastico alla quale indulge questo lavoro.
Più verosimili invece le altre situazioni, sia Bum! dove si racconta di un amico scomparso, sia Lontano che vai dove il dialogo cede il posto a un monologo, così come nella sanremese Rifarsi una vita, riproposta con un arrangiamento meno ruvido rispetto al singolo. E se in L'alligatore Gianni Caputo sembra tornare sui suoi passi artistici, in Il bimbo ha quarant'anni si fa esplicito il suo omaggio al rock, nonostante la canzone abbia tutt'altra sonorità. Caputo ipotizza così la nascita del rock al 1959, ma lo dipinge come un bimbo, creatura ancora nel fiore degli anni, trasversale rispetto alle mode e alle generazioni, non a caso figlio legittimo del "suo" jazz.