La rilevanza enciclopedica di questa voce o sezione sugli argomenti attivisti e scrittori è stata messa in dubbio.
Motivo: L'assenza di fonti non aiuta a capire la rilevanza. 2/3 della voce parla del docufilm su di lei (anch'esso di rilevanza dubbia), non c'è nulla che faccia capire perché è rilevante rispetto a centinaia di persone tristemente deportate, non si parla della sua biografia, di eventuali diari o testimonianze pubblicate, di onorificenze
Sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e attiva testimone della Shoah, attualmente vive a Cracovia, in Polonia. I suoi nonni non passarono la selezione e andarono subito alle camere a gas, sua mamma passò e andò ai lavori forzati mentre lei fu assegnata nella baracca dei bambini come cavia del famigerato dottor Mengele, l'angelo della morte.
«"Una donna della generazione 'dei bambini della guerra', ha esordito Lidia che ha trascorso tre anni nel “blocco dei bambini” subendo diversi esperimenti medici come, per esempio, l’inoculazione di virus e di soluzione salina da parte del dottor Mengele sfuggito, per altro, al giudizio delle sue atrocità. La signora Lidia, nata in Bielorussia, così ricorda quel medico e antropologo noto per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica: "Tutti i bambini sapevano chi era Mengele e ne avevano terrore. Considero una missione raccontare questa storia, lo devo a quelli che non ce l'hanno fatta e sono morti".»
Un Docufilm le è stato dedicato dal titolo: "70072 La Bambina che non sapeva odiare" prodotto dall'Associazione La Memoria Viva di Castellamonte sotto la regia di Elso Merlo.