Entrato nell'esercito come cadetto, dopo lo scoppio della rivoluzione d'ottobre difese la sede del governo di transizione. Quando agenti della Čeka uccisero un suo amico e commilitone, decise di vendicarsi uccidendo a sua volta il capo della polizia politica sovietica, Moisej Solomonovič Urickij, a cui sparò sulla porta del suo ufficio il 30 agosto 1918 a Pietrogrado.
Datosi alla fuga dopo l'omicidio, prima in bicicletta e poi a cavallo, fu arrestato lo stesso giorno e giustiziato qualche tempo dopo. Dopo l'arresto, le autorità bolsceviche arrestarono vari suoi familiari ed amici. I suoi genitori riuscirono invece a fuggire dalla Russia e a rifugiarsi a Varsavia.
L'omicidio di Urickij, assieme con il contemporaneo attentato a Lenin da parte di Fanny Kaplan, scatenò la reazione bolscevica nota con il nome di "terrore rosso".