Il Langhorne Speedway era un circuito automobilistico costruito a Middletown Township, nella Contea di Bucks, vicino al distretto di Langhorne, in Pennsylvania, un sobborgo settentrionale di Filadelfia.
Costruito nel 1926, è stato il primo tracciato sterrato costruito esclusivamente per le corse automobilistiche.[1] Club sportivi americani di alto profilo come l'American Motorcyclist Association (AMA), l'American Automobile Association (AAA) e lo United States Auto Club (USAC) hanno reso Langhorne parte dei campionati da loro organizzati. Langhorne è stato anche protagonista di spicco nei primi anni della NASCAR e ha ospitato almeno una gara organizzata dalla NASCAR ogni anno dal 1949 al 1957.[2]
È anche conosciuto come "The track that ate the heroes", "The big left turn" e "The ’Horne".[3]
Storia
Il circuito fu costruito da un gruppo di appassionati di corse di Filadelfia noto come National Motor Racing Association (NMRA) e la prima gara che si tenne il 12 giugno 1926 fu vinta dal ventunenne Fred Winnai.[4]
ll 7 agosto 1926, Lou Fink divenne la prima vittima della pista quando la sua auto si schiantò vicino alla tribuna principale.[4]
Nel 1941, la pista venne venduta allo stuntman Earl "Lucky" Teter. Tuttavia, Teter è rimasto proprietario solo fino al 5 luglio 1942, quando è morto mentre tentava un'acrobazia con la macchina all'Indiana State Fair.[5] Lo stesso mese, il governo degli Stati Uniti ha vietato tutte le forme di corse automobilistiche a causa del coinvolgimento americano nella seconda guerra mondiale. Di conseguenza, lo Speedway rimase inattivo e non ospitò gare fino al 1946. La proprietà della pista passò poi a Irv Fried e Al Gerber.[4]
Il layout della pista venne modificato a forma di "D" nel 1965 costruendo un rettilineo lungo il tratto posteriore e pavimentando la superficie irregolare con asfalto. Fried e Gerber hanno annunciato la vendita del circuito nel 1966 a una società che era intenzionata a costruire un centro commerciale. L'ultima gara tenutasi a Langhorne ebbe luogo il 17 ottobre 1971, il giorno dopo i bulldozer iniziarono a lavorare alla costruzione del centro commerciale.[4][6][7]
Morti e feriti gravi
La pista divenne nota come una delle piste più pericolose negli sport motoristici. In totale sono morti 18 piloti, cinque motociclisti, tre spettatori e un ufficiale di gara.[8] Nel primo National Open del 1951, un grosso incidente bloccò la pista e le fiamme provenienti dalla auto ustionarono il pilota Wally Campbell, campione NASCAR di quell'anno.[9]
"Puke Hollow"
Probabilmente la zona più famosa del percorso originale sterrato, che si è guadagnata il soprannome di "Puke Hollow" (buca che fa vomitare), si trovava alla curva #2. La zona ha ricevuto questo soprannome dato che, un pilota, potrebbe essere incline a "vomitare" a causa dell'estrema spinta che la sua auto subisce quando colpisce i solchi profondi che si sono formati in questa sezione della pista durante la gara. Quando la pista fu riconfigurata e pavimentata nel 1965, la superficie dell'asfalto liscia e livellata ha essenzialmente impedito la formazione di eventuali zone accidentate ed eliminato la "buca".[10]
Albo d'oro
Vincitori NASCAR Grand National
Tutti i vincitori erano americani
Langhorne National Open
Dal 1951 al 1971, il Langhorne Speedway ha ospitato il Langhorne National Open, che è diventato la gara più prestigiosa della nazione. Dal 1951 al 1957, la gara fu sanzionata dalla NASCAR. Dutch Hoag è stato il pilota di maggior successo, vincendo cinque volte. Hoag è stato l'unico pilota a vincere l'Open nazionale su entrambe le superfici, lo sterrato e il pavimentato.[11]
Vincitori del Langhorne National Open
Tutti i vincitori erano americani
Anno
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Data
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Vincitore
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Provenienza
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1951
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14 ottobre
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Hully Bunn (Sostituto pilota: Dick Eagan)
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Connecticut
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1952
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12 ottobre
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Jim Delaney
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New Jersey
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1953
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11 ottobre
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Ted Swaim
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Carolina del Nord
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1954
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10 ottobre
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Frankie Schneider
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New Jersey
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1955
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9 ottobre
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Pete Corey
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New York
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1956
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14 ottobre
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Dutch Hoag
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New York
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1957
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13 ottobre
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Glenn Guthrie
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Washington, D.C.
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1958
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12 ottobre
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Jim Delaney
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New Jersey
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1959
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11 ottobre
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Jim Delaney
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New Jersey
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1960
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9 ottobre
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Dutch Hoag
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New York
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1961
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8 ottobre
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Bob Malzahn
|
New Jersey
|
1962
|
14 ottobre
|
Frankie Schneider
|
New Jersey
|
1963
|
13 ottobre
|
Dutch Hoag
|
New York
|
1964
|
11 ottobre
|
Freddy Adam
|
Pennsylvania
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1965
|
10 ottobre
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Bill Slater
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Connecticut
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1966
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9 ottobre
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Will Cagle
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New Jersey
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1967
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8 ottobre
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Dutch Hoag
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New York
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1968
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13 ottobre
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Dutch Hoag
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New York
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1969
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12 ottobre
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Ray Hendrick
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Virginia
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1970
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11 ottobre
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Merv Treichler
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New York
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1971
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17 ottobre
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Roger Treichler
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New York
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Vincitori AAA Champ Car
Tutti i vincitori erano americani
Vincitori USAC Champ Car
Tutti i vincitori erano americani
Note
- ^ (EN) Terry O'Neil, Northeast American Sports Car Races 1950-1959, Veloce Publishing Ltd, 15 ottobre 2010, p. 13, ISBN 978-1-84584-254-3. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ Race Results at Langhorne Speedway - Racing-Reference.info, su www.racing-reference.info. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ (EN) Killing field: The myth, the legend of Langhorne Speedway, su Autoweek, 2 gennaio 2018. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ a b c d explorepahistory.com, http://explorepahistory.com/hmarker.php?markerId=1-A-307. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ St. Petersburg Times - Ricerca Archivio di Google News, su news.google.com. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ (EN) The Legend of Puke Hollow: Remembering Langhorne Speedway, su Motor Trend, 22 aprile 2014. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ (EN) By Frank Fitzpatrick, Inquirer Columnist, Remembering 'Death's Corner' - Langhorne Speedway | Frank's Place, su https://www.inquirer.com. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ Mike Hembree, The Killing Field, in Autoweek, January 8, 2018, pp. 40-44.
- ^ Hedger, Ron, "The King of Langhorne", Stock Car Racing (ISSN 0734-7340), Vol. 35, No. 2, February 2000.
- ^ Legend puke hollow,remembering langhorne speedway, su motortrend.com, 22 aprile 2014. URL consultato il 21 novembre 2019.
- ^ Langhorne National Open, su web.archive.org, 20 agosto 2016. URL consultato il 21 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2016).
Voci correlate
Collegamenti esterni