Il lampo più comune è l'effetto luminoso di un fulmine, di una violenta scarica elettrica all'interno di una nube o tra una nube e il suolo durante un temporale; i lampi possono raggiungere i 3 km di lunghezza e dipendono dalla dinamica del fulmine.[1]
Più precisamente, alcuni meteorologi parlano di lampo nel caso di fulmine intra-nube (intra cloud lightning, IC), scariche interne a un cumulonembo che avvengono tra la base della nube a carica negativa e la cima a carica positiva; la zona della nube più soggetta a lampi è quella che possiede la maggior concentrazione di gocce sopraffuse d'acqua a contatto con cristalli di ghiaccio, a causa del differente potenziale elettrico tra queste due tipologie, che vengono in contatto tra loro; la scarica illumina l'interno del cumulonembo ed è d'aiuto per lo studio della consistenza del temporale stesso; i lampi si producono a quote più elevate rispetto ai fulmini negativi e possono essere osservati a più di 200 km di distanza in condizioni di visibilità ottimale (aria priva di nebbia o foschia e nessuna collina o montagna); in presenza di foschia la distanza massima scende a 100 km e i lampi diventano bagliori diffusi in lontananza.[2]
Lampo di calore
In casi particolari, si osservano effetti luminosi senza presenza di temporale.[1] Sebbene la credenza popolare li identifichi come dovuti al calore, è praticamente certo che si tratti dell'effetto di un temporale lontano.[3]
Lampo superficiale
Sono stati osservati anche lampi che illuminano l'interno di nubi temporalesche (cumulonembi) senza essere seguiti da tuono: in questo caso si parla di lampi superficiali.[1]
^ Gabriele Formentini, Alberto Gobbi, Andrea Griffa e Pierluigi Randi, Temporali e tornado, a cura di Mario Giuliacci, 2ª ed., Milano, Alpha Test, 2009 [2006], p. 78, ISBN978-88-483-0992-9.