Edmund Spenser definì The Faerie Queene come un'allegoria, in una lettera a Walter Raleigh pubblicata insieme alla prima edizione del poema.
Struttura
È una lunga e densa allegoria delle virtùcristiane, calata nel contesto della leggenda di re Artù. L'idea originaria di Spenser era di scrivere dodici libri divisi a loro volta in dodici canti, ma la morte prematura ha fermato a metà la sua opera. Il numero dei canti, comunque, rimanda all'Eneide di Virgilio.
In ognuno dei sei libri, vengono introdotti altrettanti cavalieri che rappresentano delle virtù. Il Cavaliere della Rossa Croce è quello della santità; Guyon della temperanza; donna Britomart della castità; seguono quelli dell'amicizia, della giustizia e della cortesia. Ogni significato è spiegato gradualmente nel corso dell'opera in maniera complessa.
Inoltre, la regina delle fate (Gloriana) e Britomart possono essere identificate nella regina Elisabetta I d'Inghilterra, il che complica ulteriormente il poema. Si inserisce così un'allegoria storica che coinvolge anche vari eventi del Cinquecentoinglese e irlandese. La stessa epicità del poema rimanda alla gloria della sua nazione.
Il 21 novembre del 2012, oltre quattrocento anni dopo la morte di Spenser, viene pubblicata la prima traduzione integrale italiana della "Faerie Queene", a cura di Luca Manini, per Bompiani (collana "Classici della letteratura europea").[1]