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Produzione
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Distribuzione
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Critica
«L'ultima danza è un pietoso dramma d'amore, umile, sincero, ardente e disinteressato sino al più alto eroismo, contrastato da poca corrispondenza e da un amore artistico e sensuale nello stesso tempo. Gli psicologi e i maestri d'amore direbbero che un tale amore non può esistere in realtà, ma l'intreccio de L'ultima danza è così ben fatto che convince del contrario. Comunque, l'amore umile e grande si avvicina all'amore della Signora dalle camelie, e non meno di quello è patetico e straziante nello stesso tempo, mentre l'altro amore artistico ha qualcosa degli amori del D'Annunzio. [...] L'intreccio e i sentimenti sono interessantissimi e la bellezza del soggetto è connessa ad una buonissima esecuzione artistica, che è sempre all'altezza dell'argomento. Il lavoro però in varie parti è alquanto prolisso e riesce in quei punti privo d'interesse.»
«Questo dramma, palpitante di vita e di passione, sembra fatto proprio per Conchita Ledesma che, nei minimi dettagli, appare esecutrice perfetta, sincera, nobile. Al suo fisico che innamora accoppia un'arte singolare, quell'arte che incanta lo spettatore per la originalità della interpretazione. E Conchita Ledesma, ch'ebbi la gioia di vederla danzare per la prima volta in uno dei maggiori teatri d'Italia, sinceramente e serenamente posso dire che in questo capolavoro, è danzatrice che appassiona il pubblico, è attrice che entusiasma chiunque, è artista geniale e aristocratica che rende alla perfezione la sua parte.»
(Franco Occhinegro, L'Alba Cinematografica, 1 aprile 1915[1])