«L'odio di cui parlo non è rivolto specificatamente contro nessuno, è quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire. Per questo faccio film: tentare di comprendere l'incomprensibile.»
Kim Ki-duk nacque il 20 dicembre 1960 a Bonghwa, nella regione del Kyonshang della Corea del Sud. All'età di 9 anni si spostò con la famiglia a Seul, dove frequentò un istituto professionale dedicato all'agricoltura. Finita la scuola dell'obbligo, a 17 anni, a causa delle difficili situazioni economiche della sua famiglia, dovette andare a lavorare come operaio in fabbrica per sostentarsi; ventenne si arruolò in marina per un periodo di cinque anni. In quel periodo fu colto da una crisi religiosa: la sua strada incrociò quella di una chiesa per menomati della vista, con l'intenzione di diventare predicatore.
Nel 1990 abbandonò la Corea e si trasferì a Parigi. Coltivò la sua passione per la pittura (senza avere mai un'esposizione ufficiale) e si mantenne vendendo i suoi quadri, avvicinandosi lentamente al cinema. Seppur privo di preparazione accademica, mosse i primi passi come sceneggiatore. Nel 1993 il testo di A Painter and a Criminal Condemned To Death gli valse il premio dell'Educational Institute of Screenwriting.
Il debutto come regista nel 1996 fu con Coccodrillo, film che racconta la vicenda di un uomo che vive aspettando sotto il ponte di un fiume i suicidi, per poter sottrarre poi ai cadaveri i loro averi. Il film d'esordio rivela già la personalità dell'autore, ma il successo internazionale arrivò successivamente. Il film seguente fu Yasaengdongmul bohogu-yeok (1997), che inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi, con riferimento al film precedente, I due coccodrilli. Seguì Paran daemun, in cui affrontò il tema del sesso mettendolo in scena come strumento di comunicazione. Questo stesso tipo di approccio si ebbe nella sua quinta opera, L'isola, con cui partecipò alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, destando scalpore per il tema affrontato e le situazioni presentate. L'isola permise a Kim Ki-duk di ottenere il successo a livello internazionale, grazie alle vendite del film in molti Paesi e alla partecipazione a numerosi festival.
Sempre nel 2000 diresse Silje sanghwang, di matrice sperimentale sia dal punto di vista tecnico (girato in soli 200 minuti), che dal punto di vista dei temi affrontati. Nel 2001 è la volta di Indirizzo sconosciuto. Anche questo film, come i precedenti, contiene riferimenti autobiografici. In questo caso l'autore si sofferma sui ricordi legati al suo paese d'origine, in cui vi erano molte lettere sparse per terra e nei campi e mai recapitate al destinatario. Nel 2001 realizzò anche Bad Guy, altro film crudo a cui segue Hae-anseon, in cui l'autore sembra voler mettere a fuoco l'origine della rabbia, della violenza e della follia autodistruttiva.
Sempre nel 2004 Kim Ki-duk girò Ferro 3 - La casa vuota, con il quale vinse il Leone d'argento - Premio speciale per la regia alla 61ª Mostra di Venezia. L'anno successivo è la volta de L'arco, presentato al Festival di Cannes 2005. Contrassegnato da un particolare furore artistico, in questi anni il regista superò raramente il mese di riprese per la realizzazione dei suoi lavori. Questo ritmo si interrompe dopo un incidente avvenuto sul set del film del 2008, Bimong, che quasi causò la morte di un'attrice.